Finanziari USA ai massimi storici
Alcune fra le ultime vestigia della Grande Crisi Finanziaria si sono sgretolate sull’onda dell’ottimismo generato dal raggiungimento di un accordo commerciale fra Stati Uniti e Cina: il 12 dicembre 2019, l’indice S&P 500 – Financials ha registrato una chiusura superiore ai massimi del 20 febbraio 2007.
Da quella data, in poco più di due anni, l’indice settoriale lasciò sul campo l’84% del proprio valore, una perdita superiore di oltre il 50% rispetto a quella subita dal mercato nel suo complesso.
Molti fattori hanno contribuito a rendere lento e difficoltoso il recupero di banche, assicurazioni e società di servizi finanziari: l’inasprimento della regolamentazione, introdotto per limitare i margini di manovra degli operatori in termini di assunzione di rischi; il crollo dei tassi d’interesse, che ha compresso i margini generati attraverso l’attività bancaria tradizionale; le sfide provocate dal progresso tecnologico e da cambiamenti strutturali quali la crescita del passive-investing. Un percorso a ostacoli, lungo il quale il peso del settore bancario sull’economia e sul mercato è andato progressivamente calando: l’industria rappresenta oggi il 13% dell’indice S&P 500, a fronte di un picco del 22% raggiunto nel 2006.