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I mercati di ottobre 2025

foto: Investment Advisory Investment Advisory

La distensione nei rapporti tra Stati Uniti e Cina, l’ottimismo sulle prospettive dell’intelligenza artificiale e le notizie positive in arrivo dalla stagione delle trimestrali hanno nuovamente sostenuto le attività rischiose

Il mese di ottobre è stato denso di eventi e notizie ad alto impatto. In primo piano i rapporti commerciali tra Stati Uniti e Cina: l’annuncio dell’introduzione di un dazio aggiuntivo del 100% sulle importazioni dalla Cina, in risposta alla decisione del colosso asiatico di inasprire i controlli sulle esportazioni di terre rare e tecnologie correlate, ha innescato una fase di volatilità, rientrata quando i toni del dialogo tra Washington e Pechino si sono fatti più distesi, e l’incontro tra Trump e Xi ha successivamente sancito la proroga della tregua tariffaria. Fasi di nervosismo si sono registrate anche a seguito delle difficoltà di alcune banche regionali statunitensi, che hanno nuovamente posto al centro dell’attenzione la tematica del credito, ma gli accantonamenti per perdite su crediti inferiori alle attese da parte di altri istituti hanno in parte rinfrancato gli investitori. Con riferimento al quadro macro, il report sui prezzi al consumo statunitensi di settembre (la cui pubblicazione è stata posticipata per via dello shutdown) ha segnalato pressioni più modeste del previsto sia a livello headline che core, ma non è bastato a rasserenare la Fed: durante il meeting di fine mese, nonostante il taglio dei tassi, il Governatore Powell ha adottato una retorica piuttosto aggressiva segnalando la presenza di view discordanti all’interno del Consiglio sull’opportunità di intervenire nuovamente a dicembre. Sul fronte politico, infine, in Francia, il Premier francese Lecornu ha superato la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni, ma l’incertezza sulla politica di bilancio è valsa il downgrade a sorpresa del rating sovrano ad A+ da parte di S&P, mentre in Giappone i mercati hanno accolto con favore l’elezione della Premier Takaichi, favorevole a misure di stimolo fiscale.

In questo contesto, i rendimenti dei Treasury statunitensi hanno subito modeste pressioni al ribasso, più pronunciate sulle scadenze lunghe, a parziale correzione del trend di irripidimento delle curve che ha contraddistinto gli ultimi mesi. I governativi dell’Area Euro si sono mossi alla stessa stregua, con i BTP in evidenza positiva: lo spread rispetto ai Bund sulle scadenze decennali si è ridotto di 7 punti base, attestandosi a 75 punti base. La compressione dei rendimenti governativi ha supportato le obbligazioni societarie, che hanno archiviato ritorni positivi, nonostante l’allargamento degli spread di credito registrato sul comparto speculativo.



I mercati azionari hanno offerto ritorni positivi, sostenuti dal fermento sulle prospettive di crescita del business dell’AI, dalle distensione dei rapporti fra USA e Cina e da una stagione delle trimestrali ancora favorevole. Il listino giapponese ha brillato, archiviando la miglior performance mensile in 35 anni sulla scorta delle attese di potenziamento degli stimoli fiscali; nel complesso, i listini dei Paesi emergenti hanno offerto ritorni superiori a quelli dei Paesi sviluppati, spinti dal rally delle società del comparto dell’intelligenza artificiale. A livello settoriale, gli investitori hanno continuato a privilegiare i comparti difensivi e growth: la tecnologia e i sanitari figurano fra i settori più premianti su entrambe le sponde dell’Atlantico. 


I mercati valutari sono stati caratterizzati dal rafforzamento del dollaro, sostenuto dall’allargamento del differenziale di tassi: il rapporto di cambio con l’euro ha chiuso il mese a 1,1540, ai minimi da inizio agosto. Debole lo yen, complici le attese di rallentamento del processo di normalizzazione della politica monetaria, mentre la sterlina ha subito pressioni dopo le notizie sulla dinamica non costruttiva dei conti pubblici.

Materie prime miste. Nonostante le sanzioni annunciate dagli Stati Uniti sulle due società Rosneft e Lukoil controllate dal governo di Mosca e la sospensione degli acquisti di petrolio russo da parte di India e Cina, le quotazioni del petrolio sono scese, complici i timori per la debolezza della domanda e l’aumento di produzione annunciato dall’OPEC+. La brusca correzione registrata nel corso del mese da oro e argento, probabilmente in concomitanza con un movimento tecnico di rientro degli eccessi registrati da inizio anno, è stata parzialmente riassorbita e i metalli, sia preziosi che industriali, hanno archiviato ritorni positivi, in un contesto di deficit di offerta e discesa dei tassi americani. 






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