Inflazione USA, prima sorpresa al ribasso dopo lungo tempo

Investment Research & Advisory

17.08.2022

Inflazione USA, prima sorpresa al ribasso dopo lungo tempo

I prezzi hanno smesso di salire nel mese di luglio, interrompendo una stringa di aumenti che durava da maggio 2020

C'era molta attesa per la pubblicazione del report sull'inflazione statunitense relativo al mese di luglio: sia la Federal Reserve che la BCE hanno dichiarato che le decisioni di politica monetaria saranno assunte riunione per riunione in funzione del flusso di dati, e ovviamente la dinamica dei prezzi è un fattore cruciale.


Per la prima volta dopo molto tempo, i dati sono stati più deboli del previsto: la variazione annua dell'indice dei prezzi al consumo headline è stata pari a 8,5%, in calo dal 9,1% di giugno (massimo da quarant'anni) e a fronte di attese dell'8,7%; l'inflazione core (depurata di beni alimentari ed energia) è rimasta invariata al 5,9%, mentre il consenso si aspettava un'accelerazione al 6,1%. Su base mensile, gli indici headline e core sono risultati rispettivamente invariato e in aumento dello 0,3%, a fronte di rialzi attesi di 0,2% e 0,5%. Era dal lontano maggio 2020 che i prezzi non registravano stagnazioni o cali su base mensile, e il delta negativo rispetto al consenso è il più ampio da oltre cinque anni.


L’inflazione statunitense al microscopio




Fonte: elaborazione ANIMA su dati Bloomberg



Il rallentamento più marcato del previsto dell'inflazione headline è in gran parte riconducibile alla componente energetica (-4,6% a luglio, dopo il +7,5% di giugno) e rispecchia le dinamiche osservate sul mercato delle materie prime (un aspetto positivo, considerando il fenomeno descritto recentemente dello sganciamento fra le quotazioni del petrolio e i prezzi alla pompa di benzina, indotto dall'aumento dei costi di raffinazione). I prezzi dei generi alimentari hanno registrato un'accelerazione, ma con il contributo determinante del cibo consumato a casa, che nei prossimi mesi dovrebbe incorporare la correzione delle commodities agricole. Per quanto riguarda l'inflazione core, sia i prezzi dei beni che quelli dei servizi sono cresciuti meno del previsto e a un ritmo più lento rispetto a giugno, ma la discrepanza rispetto al segnale offerto dagli indicatori anticipatori per alcune voci lascia supporre che la volatilità nel breve periodo possa restare elevata.


L'allentamento delle pressioni inflazionistiche (confermato anche dai dati sui prezzi alla produzione, in calo su base mensile per la prima volta da marzo 2020) ha stemperato le preoccupazioni degli investitori circa la possibilità che la Fed possa essere costretta a scatenare una recessione per ripristinare la stabilità dei prezzi, e ha consolidato la tendenza costruttiva emersa sui mercati azionari nelle ultime settimane. L'impatto sul comparto obbligazionario (un calo dei tassi, più pronunciato sulle scadenze brevi) è stato invece riassorbito in tempi rapidi, specie per quel che riguarda il segmento a medio-lungo termine.


I numeri pubblicati convalidano la nostra aspettativa che l'inflazione statunitense raggiungerà il picco entro la fine del terzo trimestre. Sul fronte della politica monetaria, riteniamo che il dato bilanci il report sul mercato del lavoro molto più forte del previsto rilasciato a inizio mese; durante il simposio di Jackson Hole, quindi, è probabile che Powell ripeta il messaggio lanciato in occasione della conferenza stampa del 27 luglio, sottolineando la necessità di procedere con la stretta monetaria a un ritmo coerente con il flusso di dati, ma sottolineando nel contempo l'opportunità di scalare marcia in futuro, quando la stance sarà diventata più restrittiva, per valutare l'impatto delle misure adottate sull'economia.​

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