I mercati di Febbraio 2019

Miriam Berizzi

Responsabile Investment Advisory

05.03.2019

I mercati di Febbraio 2019

Le ultime settimane hanno visto consolidarsi il sentiment positivo degli investitori sulle attività rischiose e la volatilità è diminuita in modo considerevole, trasversalmente alle asset class.
​​Toni concilianti da parte delle Banche Centrali e un’ulteriore attenuazione del rischio geopolitico hanno mantenuto un contesto costruttivo per le classi di attivo più rischiose. Dopo la svolta accomodante della Fed, infatti, un numero crescente di autorità monetarie ha adottato una linea più morbida (degno di nota l’inatteso taglio dei tassi in India) e cresce l’aspettativa per l’annuncio di una nuova operazione di rifinanziamento straordinaria da parte della BCE. Altrettanto positivo il flusso di notizie proveniente dalle trattative commerciali fra Stati Uniti e Cina: secondo indiscrezioni di stampa, le parti starebbero valutando un accordo che preveda l’eliminazione dei dazi annunciati nel corso del 2018, pur secondo modalità e tempistiche ancora da chiarire. Si stanno avvicinando anche le posizioni di Unione Europea e Regno Unito sulla Brexit, con il capo negoziatore UE Barnier apparentemente disposto a fare concessioni in tema di gestione del confine irlandese.

Più in dettaglio, le obbligazioni governative core hanno registrato lievi perdite e un forte calo della volatilità: meno di 10bp il range per i tassi a dieci anni sia in Germania che negli Stati Uniti. Pressioni più marcate sui Titoli di Stato italiani, penalizzati dalle incessanti revisioni al ribasso della crescita economica e da un cospicuo flusso di nuove emissioni: il mese si è chiuso con il rendimento del BTP decennale a 2.75% e lo spread rispetto al Bund a 257bp. 

L’aumento generalizzato della propensione al rischio ha consentito alle obbligazioni societarie di offrire buone performance, specie sui segmenti più speculativi: lo spread del comparto high-yield in euro si è contratto di 50bp (oltre 100 da inizio anno) e gli indici sono tornati in prossimità dei massimi storici. L’apprezzamento è tanto più significativo se si considera il forte aumento dell’attività sul mercato primario (+25% nei primi due mesi dell’anno rispetto al 2018). In rialzo anche le obbligazioni dei Paesi Emergenti in valuta forte, mentre gli strumenti in valuta locale hanno perso terreno. ​


È proseguita la corsa dei mercati azionari, per quanto con meno slancio rispetto al mese precedente; l’indice azionario globale in valuta locale ha registrato ritorni positivi in nove delle ultime dieci settimane. Persistente anche il trend di contrazione della volatilità, con l’indice VIX tornato ai livelli di inizio ottobre. I Paesi Avanzati hanno sovra-performato quelli Emergenti e l’Area Euro gli Stati Uniti; maglia rosa per la borsa italiana, che ha beneficiato dell’apprezzamento dei titoli bancari e dei toni benevoli di Fitch in sede di revisione del rating. A livello settoriale, gli investitori hanno privilegiato i settori ciclici: tecnologia e industriali negli Stati Uniti, finanziari in Area Euro.​



I mercati valutari sono stati caratterizzati dall’apprezzamento della Sterlina (figlio degli sviluppi politici) e dalla debolezza di Yen e Dollaro australiano, penalizzati da un flusso di dati macro deludente. Il rapporto di cambio fra Euro e Dollaro ha continuato a mostrare scarsa direzionalità. Complessivamente deboli le valute dei Paesi Emergenti, fatta eccezione per Yuan cinese e Rupia indiana.

Performance positive per la gran parte delle materie prime, con il petrolio e i metalli industriali favoriti dal ridimensionamento delle tensioni commerciali e del pessimismo sulla crescita globale. 


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