Ci sono voluti quasi tredici anni e un apprezzamento di oltre il 500%, ma il settore finanziario americano ha recuperato le perdite registrate durante la Grande Crisi Finanziaria del 2008.
Alcune fra le ultime vestigia della Grande Crisi Finanziaria si sono sgretolate sull’onda dell’ottimismo generato dal raggiungimento di un accordo commerciale fra Stati Uniti e Cina: il 12 dicembre 2019, l’indice S&P 500 – Financials ha registrato una chiusura superiore ai massimi del 20 febbraio 2007.
Da quella data, in poco più di due anni, l’indice settoriale lasciò sul campo l’84% del proprio valore, una perdita superiore di oltre il 50% rispetto a quella subita dal mercato nel suo complesso.
Molti fattori hanno contribuito a rendere lento e difficoltoso il recupero di banche, assicurazioni e società di servizi finanziari: l’inasprimento della regolamentazione, introdotto per limitare i margini di manovra degli operatori in termini di assunzione di rischi; il crollo dei tassi d’interesse, che ha compresso i margini generati attraverso l’attività bancaria tradizionale; le sfide provocate dal progresso tecnologico e da cambiamenti strutturali quali la crescita del passive-investing. Un percorso a ostacoli, lungo il quale il peso del settore bancario sull’economia e sul mercato è andato progressivamente calando: l’industria rappresenta oggi il 13% dell’indice S&P 500, a fronte di un picco del 22% raggiunto nel 2006.
Il calo della profittabilità e l’aumento della competizione hanno portato a un drastico ridimensionamento del numero di intermediari finanziari: molte società hanno cessato la loro attività, mentre le altre hanno subito profonde trasformazioni. Eppure ristrutturazioni tempestive e un costante taglio dei costi hanno finalmente ripagato, permettendo al settore di recuperare i livelli di 12 anni fa. Tra l’altro, gli utili delle società finanziarie dovrebbero chiudere il 2019 con una crescita doppia di quella del mercato (3,4%) e la performance del settore da inizio anno è seconda solo a quella della tecnologia.
Interventi complessivamente meno incisivi e più dilatati nel tempo, uniti alla crisi del debito sovrano nel periodo 2010-2012 e una crescita economica strutturalmente più bassa, non hanno invece permesso un maggiore recupero per il settore finanziario europeo, che, a fronte di perdite analoghe a quelle sofferte negli Stati Uniti, rimane ancora molto lontano dai livelli pre-crisi.
Mercato azionario USA
Fonte: elaborazione ANIMA su dati Bloomberg. Dati al 20/12/2019 (Numeri indice, 31/12/2006 =100)