I mercati di Ottobre 2018

Investment Advisory

09.11.2018

I mercati di Ottobre 2018

Mese difficile per i mercati finanziari, con performance in profondo rosso per le borse globali e variazioni marginali per i titoli obbligazionari, incapaci di offrire protezione. Degni di nota l’indebolimento dell’euro e il crollo del prezzo del petrolio.
​​​​Il mese di ottobre è stato caratterizzato da una correzione importante del mercato azionario americano, che ha innescato un’ondata di avversione al rischio su scala globale. 

Fra le ragioni del sell-off, il brusco aumento dei tassi di interesse e le crescenti evidenze di impatto delle tensioni commerciali su quadro macro e fondamentali aziendali: il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le stime sulla crescita globale per la prima volta in oltre due anni e negli ultimi due mesi le revisioni degli utili per azione sono state negative in tutte le principali aree geografiche. Un ruolo non secondario hanno avuto anche le prese di profitto: titoli, settori e stili che hanno registrato le performance peggiori durante la correzione sono stati quelli che più avevano incontrato il favore degli investitori da inizio anno.
La debolezza dei mercati azionari è stata profonda: la performance mensile dell’indice globale è stata la peggiore da maggio 2010 e il Nasdaq ha archiviato le perdite più consistenti da novembre 2008. 

I Paesi Emergenti sono stati più penalizzati rispetto ai Paesi Avanzati e gli Stati Uniti hanno sotto-performato l’Europa. A livello settoriale, gli investitori hanno premiato i settori difensivi: consumi di base, telecom e utilities; sotto pressione industriali, materials e negli USA la tecnologia.



Il clima di risk-off non ha portato ad un apprezzamento delle obbligazioni governative: gli indici globali hanno chiuso il mese pressoché invariati. Positivi solo i Bund tedeschi, favoriti dall’escalation del rischio politico in Italia e Germania dopo le elezioni in Baviera. I BTP sono stati penalizzati dall’inasprimento del confronto fra Governo e Commissione Europea dopo il rigetto del Documento Programmatico di Bilancio 2019; all’apice delle tensioni, il differenziale di rendimento fra BTP e Bund a 10 anni ha raggiunto a quota 327bp i massimi dal 2013. 

Le obbligazioni societarie a più alto merito di credito hanno registrato variazioni limitate, mentre gli High Yield hanno perso terreno. Ancora debolezza per le obbligazioni dei Paesi Emergenti in valuta forte, complice l’aumento dei rendimenti negli Stati Uniti, mentre la stabilizzazione dei tassi di cambio ha consentito ai titoli in valuta locale di chiudere il mese in positivo. 



I mercati valutari sono stati caratterizzati da un indebolimento generalizzato dell’euro, penalizzato dai dati deboli sulla crescita e dall’escalation del rischio politico. Significative le perdite della divisa comune rispetto al dollaro, favorito dall’ampliamento del differenziale dei tassi, e allo y​en, che ha beneficiato dell’ondata di avversione al rischio. Performance miste per le divise dei Paesi Emergenti: Lira turca e Real brasiliano hanno guadagnato oltre il 10% per gli sviluppi positivi sulla scena politica (liberazione del pastore americano Brunson in Turchia ed elezione di Bolsonaro alle Presidenziali in Brasile). 

Forte calo per le materie prime, fatta eccezione per l’oro. Il petrolio, in particolare, dopo aver toccato a inizio mese i massimi da fine 2014, ha ceduto il 15%; a pesare sia i timori di indebolimento della domanda, sia gli sviluppi sul fronte dell’offerta: l’Arabia Saudita si è resa disponibile ad aumentare la produzione fino a 12 milioni di barili al giorno, qualora fosse necessario per compensare il calo di Iran e Venezuela, e la produzione russa ha raggiunto i massimi dell’era post-sovietica. 





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