Overview - La musica non è cambiata

Fabio Fois

Responsabile Investment Research & Advisory

Le diverse aree geografiche continuano a sperimentare dinamiche divergenti. Negli Stati Uniti, la domanda interna resta supportata da una molteplicità di fattori, incluso uno stock di risparmi in eccesso accumulati durante la pandemia più cospicuo rispetto a quanto ipotizzato in precedenza; abbiamo rivisto al rialzo le stime sulla crescita e ci aspettiamo che la recessione si materializzi non prima del terzo trimestre 2024. In Area Euro, al contrario, la stagnazione dei mesi estivi lascerà spazio a una fase di contrazione fra quarto trimestre 2023 e primo trimestre 2024, e a una ripresa anemica a seguire. In Cina, infine, il contesto si conferma sfidante e restiamo convinti che la crescita non si spingerà sopra il potenziale

​Negli Stati Uniti, i rischi al rialzo che avevamo segnalato dopo l'ultima revisione positiva delle stime di crescita si sono concretizzati. Abbiamo pertanto rivisto il nostro scenario base, posticipando l'avvio della recessione dal secondo al terzo trimestre 2024. Registriamo inoltre una crescente possibilità che l'economia statunitense non evidenzi alcuna contrazione nel corso del 2024. Il bilanciamento dei rischi -che vede contrapposti da un lato una spesa solida, un mercato del lavoro tonico, il recupero del settore manifatturiero e ampi risparmi, dall'altro la ripresa dei rimborsi dei prestiti studenteschi e le tensioni geopolitiche – rimane fortemente orientato al rialzo.

In Area Euro, il flusso di dati continua a supportare il nostro scenario base: l'economia entrerà in una fase di stagnazione nel terzo trimestre per poi avviarsi verso una recessione breve e di lieve entità nel quarto. Ad ogni modo, i rischi relativi alle nostre prospettive di crescita rimangono ben bilanciati. Lato offerta, l'economia soffre a causa della debolezza della domanda globale, dei costi di finanziamento elevati e delle crescenti tensioni geopolitiche, mentre il reddito da lavoro aggregato offre un certo supporto alla spesa al consumo.

Con riferimento alla Cina, sebbene il flusso di dati evidenzi come l'attività economica abbia registrato i minimi nel terzo trimestre, restiamo convinti che i miglioramenti saranno comunque limitati d'ora in avanti. Il supporto politico si rivelerà sufficiente a compensare una domanda domestica anemica e mantenere la crescita vicina al suo potenziale, ma i rischi al ribasso associati ai settori edile e commerciale non sono svaniti.

Negli Stati Uniti, i dati sull'inflazione non hanno fornito sufficienti rassicurazioni sull'effettiva estensione del processo di disinflazione dalla componente core, intensificatosi nel corso dell'estate sui prezzi dei beni e degli alloggi, anche alla supercore. Tuttavia, i dati di settembre non indicano una prossima riaccelerazione dei prezzi core. Infatti, restiamo convinti che un percorso di disinflazione lento e impervio sia lo scenario più ragionevole che si possa prevedere in questa fase.

In Area Euro, l'inflazione a settembre ha raggiunto il livello minimo in quasi due anni e a ottobre potrebbe scendere ulteriormente, grazie al contributo dell'effetto base favorevole della componente energetica. Tuttavia, un atteggiamento prudente è giustificabile. Le pressioni sottostanti, specialmente nel settore dei servizi, rimangono significative. La speranza è che i prezzi delle attività ricreative e per la cura personale abbiano già raggiunto il picco, ma l'inversione si prospetta lenta e richiede un rallentamento più marcato della crescita. A differenza degli Stati Uniti, infatti, l'inflazione dei servizi in Area Euro deve disintossicarsi da una domanda post-pandemica straordinariamente elevata e dai rialzi dei prezzi di elettricità e gas dovuti alla guerra.

In Cina l'inflazione è prossima allo zero: la domanda interna rimane troppo debole per spingere i prezzi fortemente al rialzo, nonostante i continui sforzi delle autorità per iniettare nuovi stimoli, seppur limitati. Il recupero dei prezzi alla produzione, dall'altra parte, non sarà di grande aiuto. Continuiamo quindi a prevedere nuovi rincari ma con un ritmo più lento rispetto alle previsioni precedenti, e rivediamo dunque al ribasso il nostro scenario base.

Nei Paesi sviluppati le banche centrali si stanno ancora una volta focalizzando sulla situazione finanziaria e sulle tensioni geopolitiche, il che rende meno probabile un rialzo dei tassi da parte della Fed a novembre (il rialzo di dicembre rimane invece una possibilità) e ancor meno probabile un'ulteriore stretta da parte della BCE. Nel frattempo, poiché i dati sul PIL del terzo trimestre hanno superato le aspettative e il target 2023 appare ora raggiungibile, le autorità cinesi potrebbero essere ancora meno inclini ad agire proattivamente per sostenere la crescita. Per questo motivo non modifichiamo il nostro scenario base e ci aspettiamo un unico ulteriore taglio dei tassi di 10 punti base da parte della Banca Popolare Cinese entro la fine dell'anno, nel contesto di un progressivo allentamento fiscale nei prossimi mesi.

 

CRESCITA

USA – La spinta continua

Le famiglie si confermano resilienti. Dopo il robusto incremento di luglio, la spesa per consumi ha continuato a salire anche ad agosto. Anche se il dato nominale riportato è stato leggermente inferiore alle attese, la spesa personale ha messo a segno un incremento su base mensile sorprendente, rallentando solo di poco dopo il netto rialzo di luglio trainato dall'Amazon Prime Day. Al contempo, ad agosto il reddito personale nominale è aumentato, in crescita rispetto ai dati di giugno e luglio. Anche i dati sulle vendite al dettaglio di settembre sono stati molto più solidi del previsto. Tutto questo risulta in linea con gli ultimi dati sulle carte di credito, che mostrano che la spesa totale (dati sulle carte di credito aggregati BAC) per le famiglie è aumentata dell'1,8% su base annua nella settimana chiusa al 30 settembre.

I risparmi accumulati sono superiori alle previsioni. Se quanto detto non fosse sufficiente a supportare la nostra argomentazione sulla forza del consumatore statunitense, le stime storiche sui risparmi delle famiglie sono state riviste: al ribasso dal 2012 all'inizio del 2022, a indicazione del fatto che i risparmi pre-COVID erano decisamente inferiori rispetto alle stime precedenti, e al rialzo in seguito. Tutto questo ci porta a concludere che durante il COVID le famiglie hanno accumulato risparmi in misura ancora più cospicua rispetto alle stime precedenti, e che questi risparmi sono andati a ridursi molto più lentamente di quanto avevamo previsto.

Secondo i nostri calcoli, i risparmi accumulati sono saliti a circa $1.200 miliardi nel secondo trimestre 2023. E, conseguenza importante, anche il tasso di riduzione mensile potrebbe essere calato. E questo risulta in linea con un potenziale di spesa molto più solido rispetto alle stime precedenti (i risparmi accumulati del secondo trimestre 2023 sono stati rivisti al rialzo da 400 miliardi a 1.200 miliardi di dollari). Dunque, i dati più recenti (rivisti) indicano che la spesa delle famiglie rimane su una traiettoria solida e i risparmi che hanno accumulato sono maggiori rispetto alle proiezioni precedenti.

L'attività economica rimane ben supportata, anche a livello settoriale. Da una parte, l'indice ISM dei servizi ha rallentato a settembre, in linea con le previsioni. Anche se le sottocomponenti sono apparse eterogenee – con un crollo dei nuovi ordinativi e un miglioramento dell'attività aziendale – la situazione nel complesso riflette un settore dei servizi ancora in fase di espansione, seppur leggermente meno marcata rispetto ai mesi precedenti. Dall'altra parte il settore manifatturiero continua a evidenziare segnali di ripresa, che supportano il nostro scenario secondo cui la fase peggiore sia ormai alle spalle, grazie a una domanda finale più solida. Negli ultimi tre mesi, l'indice ISM manifatturiero si è mosso stabilmente al rialzo e gli indicatori anticipatori indicano ulteriori miglioramenti in vista che dovrebbero portare l'indice in territorio espansivo entro il quarto trimestre al massimo. Questo scenario è compatibile con una ripresa stabile della produzione manifatturiera.

Il mercato del lavoro rimane significativamente sotto tensione. I dati sull'occupazione hanno dimostrato ancora una volta che il mercato del lavoro rimane solido nonostante l'irrigidimento delle condizioni monetarie, mettendo in dubbio i precedenti segnali di un graduale rallentamento. A settembre, il numero di nuovi posti di lavoro nei settori non-agricoli hanno superato nettamente sia le aspettative del mercato, sia la media pre-COVID, e la creazione di nuovi posti di lavoro nei due mesi precedenti è stata rivista al rialzo. Pertanto, la variazione mensile nella creazione di posti di lavoro viaggia su una traiettoria crescente da giugno 2023. Inoltre, il sondaggio JOLTS di agosto ha indicato una domanda di manodopera ancora eccezionalmente solida, che supporta la nostra ipotesi secondo la quale i dati di luglio non erano così deboli come inizialmente suggerito. La domanda di manodopera, infatti, rimane solida nel settore privato e ha recuperato abbondantemente terreno nel settore pubblico, dopo il netto crollo di luglio. Infine, le richieste di sussidi di disoccupazione rimangono allineate con il trend pre-COVID (dato non destagionalizzato).

Scenario base e rischi entrambi orientati al rialzo. In questo contesto abbiamo rivisto al rialzo il nostro scenario base per la crescita negli USA, posticipando l'inizio della recessione dal secondo al terzo trimestre 2024. Riteniamo inoltre possibile che l'economia statunitense non evidenzi alcuna contrazione nel 2024. Il bilanciamento dei rischi -che vede contrapposti da un lato una spesa solida, un mercato del lavoro tonico, il recupero del settore manifatturiero e ampi risparmi, dall'altro la ripresa dei rimborsi dei prestiti studenteschi e le tensioni geopolitiche – rimane fortemente orientato al rialzo.

Lo scenario base di ANIMA. Ci aspettiamo che il PIL si espanda ad un ritmo del 4,2% su base trimestrale nel terzo trimestre 2023 (dal precedente 3.3%) e all'1,8% nel quarto trimestre (dal precedente 0,9%), coerenti con un tasso di crescita annuo del 2,4% (dal precedente 2,2%). Per il 2024 ci aspettiamo che la crescita rallenti allo 0,7% nel primo trimestre (dal precedente 0,3%), e successivamente allo 0,3%, -0,3% e -0,3% nei tre trimestri successivi (da precedenti -0,5%, -0,4%, 0,8%). Pertanto, la crescita annua per il 2024 dovrebbe attestarsi all'1,2% (dal precedente 0,7%).

 

Area Euro – Problematiche latenti

Lato offerta, l'economia rimane in crisi:

1) Il settore manifatturiero è ancora debole – La produzione industriale si è mossa al rialzo ad agosto, ma gran parte dell'incremento è stato trainato dall'Irlanda – notoriamente volatile – che ha invertito il crollo di luglio. Irlanda esclusa, il dato non ha subito variazioni nel corso del mese. Le prospettive non sono molto incoraggianti: le rinnovate tensioni sui prezzi delle materie prime danneggeranno le società che fanno uso intensivo delle materie prime energetiche, mentre la perdurante stretta creditizia penalizzerà i settori dell'economia sensibili ai tassi di interesse.

2) I PMI finali indicano una stagnazione – Il dato definitivo dell'indice PMI composito è stato rivisto leggermente al rialzo ma rimane in territorio di contrazione, a indicare una crescita stagnante del PIL per il terzo trimestre.

Lato domanda, le famiglie potrebbero aver superato il peggio:

1) Vendite al dettaglio: deboli, ma quanto? – Nel mese di agosto, le vendite al dettaglio hanno evidenziato un netto calo, che ha portato la media annua relativa a luglio/agosto (2,3%), al di sotto del secondo trimestre. Tuttavia, la flessione è stata perlopiù trainata dalla Francia, dove i dati relativi alla spesa per i beni manifatturieri stanno migliorando, a suggerire che le vendite al dettaglio forse sottovalutano l'effettiva solidità dei consumi. Purtroppo, la mancanza di dati ci impedisce di valutare se tali divergenze siano trasversali ad altre economie sistemiche. Di conseguenza, i rischi associati alla spesa al consumo in Area Euro sono leggermente orientati al rialzo.

2) I redditi reali aiutano, ma c'è un "MA" – Gli ultimi dati disponibili in relazione a famiglie e imprese indicano che il reddito reale ha continuato a crescere nel primo semestre, sebbene il momentum stia rallentando (primo trimestre: +4,5% t/t, secondo trimestre: +1,5%). Ci aspettiamo un proseguimento di questo trend: l'inflazione ha iniziato a calare ma i salari potrebbero aver raggiunto il picco. E questo, insieme al mercato del lavoro solido, dovrebbe scongiurare il collasso della spesa al consumo, anche se difficilmente le darà nuovo slancio.

Lo scenario base di ANIMA. Per il terzo trimestre 2023 continuiamo a prevedere una crescita piatta. Nel passaggio tra l'ultimo trimestre del 2023 e il primo del 2024, prevediamo una crescita negativa (-0,2% t/t e -0,1% t/t, rispettivamente). Successivamente, ci aspettiamo un incremento graduale a partire dal secondo trimestre 2024 (0,3% t/t in media), in linea con un tasso di crescita annuo dello 0,2%.

 

Cina – Il peggio è passato, il meglio deve ancora venire

Nel terzo trimestre, il PIL ha decelerato meno del previsto al 4,9% su base annua, dopo aver raggiunto un picco del 6,3% nel secondo trimestre, dopo il balzo della crescita guidato dalla riapertura. L'allarmante rallentamento archiviato durante l'estate è ormai alle nostre spalle, perché la crescita sequenziale è rimbalzata nel terzo trimestre all'1,3% su base trimestrale (da precedente 0,5%); ciononostante, riteniamo che i futuri miglioramenti possano essere molto graduali e limitati.

Dati eterogenei sulla Settimana d'oro. I ricavi del turismo interno hanno disatteso le stime di consensus, risultando solo di poco superiori ai livelli pre-Covid (2019) poiché l'aumento dei viaggi all'estero dopo l'allentamento delle restrizioni dell'era pandemica ha ridimensionato la spesa interna.

La ripresa dei servizi ha perso slancio, ma prosegue. Dopo un picco nel secondo trimestre, la spesa per la ristorazione ha continuato ad avanzare, ma a un ritmo più blando. Nella Settimana d'oro, il fatturato della ristorazione è aumentato circa del 10% su base annua, nettamente inferiore rispetto al 23% registrato nel primo semestre.

L'attività manifatturiera ha recuperato terreno nel secondo trimestre, stabilizzandosi nel terzo. In ottica prospettica, riteniamo che la produzione industriale continuerà ad espandersi a un ritmo del 5% su base annua, in linea con il suo potenziale e in un contesto di crescita globale scarsa.

Il contributo del commercio internazionale al PIL rimarrà complessivamente neutrale nel quarto trimestre. Durante l'estate il commercio internazionale ha contribuito negativamente alla formazione del PIL, con un -0,8% nel terzo trimestre, dal -1,1% del secondo. In ottica prospettica, quando la produzione nazionale risalirà dai minimi e l'attività commerciale nella regione asiatica si stabilizzerà, l'impatto del commercio estero sulla crescita dovrebbe risultare nullo.

Prosegue la crisi dell'immobiliare, tra fallimenti aziendali e scarsa fiducia dei consumatori. Secondo le nostre previsioni, l'attività nel settore immobiliare rimarrà dimessa, in un contesto di crisi del mercato in atto sin dal 2021: l'ondata di default nel settore ha raggiunto anche Country Garden arrecando un danno durevole alla fiducia dei consumatori. 

La crescita dipende dalle autorità. Guardando al futuro, un ulteriore stimolo all'economia potrebbe essere cruciale per supportare i consumi e i servizi, considerando il morale ancora fragile delle famiglie. Al contempo, riteniamo che le autorità proseguiranno con il loro approccio graduale e decideranno di volta in volta se, e in che misura, potenziare le iniziative di supporto.

Lo scenario base di ANIMA. In questo contesto, confermiamo la nostra previsione sul PIL al 5,1% per il 2023. Ci aspettiamo che la crescita evidenzierà l'andamento seguente: 4,5% a/a nel quarto trimestre 2023, 4,5% nel primo trimestre 2024, 4,8% nel secondo trimestre 2024 (con una media annua al 4,3%).

 

INFLAZIONE

Stati Uniti – Dinamica mista

I dati di settembre sono stati eterogenei. Per vari motivi:

A) A livello di beni, il processo disinflazionistico prosegue, anche se è destinato a rallentare – Dal picco del prezzo dei beni di febbraio 2022, la maggior parte della disinflazione è da ascriversi all'effetto base favorevole delle auto usate. Mentre alcuni indicatori – come i prezzi di importazione/produzione e gli indici delle filiere globali – suggeriscono una probabile prosecuzione della disinflazione dei beni core nei prossimi mesi, difficilmente la deflazione dei prezzi delle auto usate riuscirà a eguagliare i livelli del periodo giugno-settembre. Ciò dipende dall'aumento registrato ad agosto e settembre dai prezzi all'ingrosso delle auto usate, che tendenzialmente anticipano i dati CPI di uno o due mesi. Anche applicando una stima conservativa di dati mensili invariati a ottobre, le auto usate, da sole, spingerebbero al rialzo il CPI core dello 0,1% rispetto a settembre. Inoltre, dopo il mese di ottobre, l'effetto base sarà probabilmente sfavorevole. I prezzi delle auto usate hanno segnato in media una diminuzione del 2,0% tra novembre 2022 e marzo 2023. A parità di condizioni, se il dato dovesse rimanere invariato, il CPI core su base mensile dovrebbe accelerare nel complesso di 10 punti base. Infine, con un orizzonte più breve, sottolineiamo che la diminuzione dei prezzi nel settore dell'abbigliamento (-0,8% su base mensile, dato destagionalizzato) risulta probabilmente eccessiva per effetto di fattori stagionali, poiché i prezzi sono in realtà aumentati dell'1,4%. Difficilmente assisteremo a un ulteriore mese di calo su base destagionalizzata.

B) Il tasso di crescita della componente supercore è accelerato– La nostra misura di CPI dei servizi core esclusa la componente abitativa, equivalente al PCE, è risultata in aumento dello 0,6% su base mensile dallo 0,4% di agosto, facendo registrare il tasso di crescita più elevato da settembre 2022. Tenendo conto della distorsione causata dalle assicurazioni sanitarie, anche la nostra misura supercore (assicurazioni sanitarie escluse) è salita allo 0,6% su base mensile– al tasso di crescita più elevato da febbraio 2023. In altre parole, le indicazioni fornite dal dato sull'inflazione supercore non sono incoraggianti. Tuttavia, al netto dei prezzi di biglietti aerei e degli alloggi, la situazione appare leggermente migliore/meno allarmante, pur continuando a evidenziare la solidità sottostante all'inflazione dei servizi. La componente core supercore è cresciuta solamente dello 0,5%– ovvero lo 0,1% in meno rispetto alla misura supercore nel suo complesso. Tuttavia, essa si mantiene all'interno di un range elevato (0,4-0,5%) da gennaio 2023, continuando a evidenziare una scarsa, se non nulla, disinflazione in questa categoria chiave. Per il futuro ci attendiamo condizioni macro ancora favorevoli per i prezzi supercore. Inoltre, a partire da ottobre, verrà a mancare il contributo al ribasso dovuto all'effetto base dei prezzi delle assicurazioni sanitarie, che cesserà dunque di trascinare al ribasso i servizi core e inizierà a fornire un contributo positivo. Pertanto, ci aspettiamo un rialzo dell'1,1% circa su base mensile (rispetto al tasso di crescita medio negativo del 3,6% su base mensile degli ultimi 12 mesi) che, da solo, potrebbe determinare nel mese di ottobre un aumento del CPI core di circa 4,4 punti base e del supercore di circa 10 punti base.

C) Alloggi, comunque, sotto controllo – Nonostante l'accelerazione registrata a settembre, continuiamo a ritenere che i prezzi degli alloggi siano destinati a diminuire ulteriormente nei prossimi mesi, come suggerito dagli indicatori anticipatori.

Lo scenario base di ANIMA. Ci aspettiamo un CPI headline/core rispettivamente al 3,4/4,0% su base annua, coerenti con una media annua del 4,2/4,7%. Guardando al 2024, l'inflazione headline/core si attesterà rispettivamente al 3,0/3,5% su base annua nel primo trimestre, al 2,7/2,8% nel secondo, al 2,3/2,7% nel terzo e al 2,0/2,3% nel quarto trimestre 2024, coerenti con un tasso di crescita annuo del 2,5/2,8% (da precedente 2,4/2,7%).

 

Area Euro – Serve una maggiore disintossicazione

A settembre l'inflazione dell'Area Euro ha registrato una forte diminuzione. Trainata da un effetto base favorevole, l'inflazione primaria ha toccato il picco minimo in quasi due anni. Anche l'inflazione core ha subito una brusca frenata.

Troppo bello per essere vero. A nostro avviso, l'allentamento delle pressioni sui prezzi core registrato a settembre debba essere preso con cautela, in particolare nel settore dei servizi, dove è stato trainato soprattutto dalla scadenza dell'iniziativa dei biglietti a 9 euro promossa lo scorso anno in Germania e dall'alleggerimento delle pressioni stagionali sui prezzi legati al settore turistico.

La direzione futura appare chiara, anche se ritmo e composizione della disinflazione nell'Area Euro rimangono incerti. Continuiamo a prevedere una diminuzione dell'inflazione headline nei prossimi mesi, poiché gli effetti base degli aumenti del prezzo dell'energia dello scorso anno continueranno a esercitare pressioni al ribasso fino a ottobre. Tuttavia, l'incertezza sul livello di assestamento dell'inflazione è ancora forte.

Restiamo convinti che i prezzi dei beni core continueranno a diminuire più rapidamente rispetto a quelli dei servizi nel prossimo anno, a fronte del miglioramento delle condizioni delle filiere produttive. Tuttavia, la discesa di alcuni indicatori a monte si è fermata, lasciando presagire una minore pressione al ribasso in futuro. Allo stesso tempo, la speranza è che l'inflazione dei servizi, guidata dai prezzi delle attività ricreative e per il benessere personale abbia già raggiunto il picco, ma l'inversione si prospetta molto lenta e richiede un rallentamento della crescita più marcato. Detto questo, permangono rischi al rialzo. Tra gli altri, mentre le pressioni cicliche sui salari potrebbero aver raggiunto il picco, le imminenti (retroattive) trattative salariali potrebbero causare un aumento dell'inflazione dei servizi nel 2024.           

Lo scenario base di ANIMA. Le nostre valutazioni rimangono invariate e incorporano un piccolo adeguamento relativo al prezzo del petrolio. Ci attendiamo un'inflazione headline/core nel quarto trimestre 2023 al 3,3/3,9% su base annua (da precedente 3,2/3,9%), coerente con un tasso di crescita annuo del 5,6/5,0% per l'intero 2023. In ottica prospettica, ci aspettiamo che l'inflazione headline/core si attesti al 3,5/3,4% per il primo trimestre 2024 e 3,3/2,9% per il secondo trimestre 2024, al 2,6/2,7% per il secondo semestre 2024, coerenti con un tasso di crescita annuo del 3,0/2,9%.

 

Cina – Nessun progresso

A settembre l'inflazione è risultata prossima allo 0%, poiché i prezzi dei generi alimentari hanno registrato un'ulteriore diminuzione, proseguendo la loro traiettoria disinflazionistica, trainati dall' effetto base negativo. Anche l'andamento dei prezzi nel settore turistico è stato deludente, nonostante la domanda legata alla stagione estiva e alle vacanze, contribuendo a un'inflazione core pressoché piatta.   Inoltre, a settembre i prezzi dei servizi sono rimasti stabili allo stesso livello di agosto, suggerendo che il processo inflazionistico legato alla riapertura è prossimo al picco.

Per contro, i prezzi alla produzione hanno evidenziato un miglioramento dopo i minimi toccati alla fine del secondo trimestre, trainati da una ripresa dei prezzi dei beni alla produzione, mentre i prezzi dei beni al consumo sono rimasti sostanzialmente invariati.

In questo contesto, riteniamo che una riaccelerazione dell'inflazione nel quarto trimestre 2023/primo trimestre 2024 sia meno probabile. Per i seguenti motivi: 1) la domanda domestica rimarrà verosimilmente debole, 2) l'effetto base dei prezzi dei generi alimentari (la principale componente in termini di ponderazione del paniere dell'indice dei prezzi al consumo cinese) non dovrebbe esaurirsi prima del primo trimestre 2024, e 3) il contributo positivo fornito dai prezzi alla produzione al CPI è fortemente legato ai beni di produzione, che a nostro avviso non presentano un significativo potenziale di ulteriore aumento, poiché in futuro la crescita mondiale subirà un rallentamento.

Lo scenario base di ANIMA. Coerentemente con le riflessioni esposte, abbiamo aggiornato il nostro scenario di base: ci aspettiamo un nuovo, moderato aumento dei prezzi al consumo allo 0,3% nel quarto trimestre 2023 (in calo dal precedente 0,7%), e successivamente all'1,0% nel primo trimestre 2024 e all'1,6% nel secondo trimestre (coerente con una media annua 2023 dello 0,3%, da precedente 0,6%). Per il 2024, prevediamo una nuova accelerazione dell'inflazione all'1,7% su base annua, seppur in diminuzione dall'1,9% previsto in precedenza.

 

NOTA: Approfondimento presentato in occasione dell'ultimo Comitato Investimenti, tenutosi il 23/24 ottobre 2023


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