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10.07.2019

Banche Centrali: cambio di rotta

A causa dei timori legati alla crescita e all’inflazione, le principali Banche Centrali hanno nuovamente sorpreso gli investitori con toni molto più accomodanti del previsto; ma l’incertezza sugli sviluppi geopolitici e sull’entità del rallentamento economico inducono ad un orientamento ancora prudente ed ad un approccio sui portafogli che trasversalmente alle asset class si mantiene tattico e selettivo.

​Meglio prevenire che curare. Nell’ultimo mese a ritornare protagoniste sono state le Banche Centrali con un orientamento preventivo e soprattutto proattivo. Le principali autorità monetarie, infatti, hanno risposto all’intensificarsi dei rischi per la crescita e l’inflazione, derivanti dall’escalation del rischio geopolitico, con un vero e proprio cambio di rotta, - che alcuni economisti hanno ritenuto essere stato concertato - verso politiche monetarie ancora una volta espansive


Il primo cambio di passo è stato quello messo in atto dalla Banca Centrale Europea. Il Governatore Mario Draghi (durante il discorso inaugurale al forum di Sintra) ha sottolineato che, in assenza di un miglioramento del contesto di riferimento, nuove misure di stimolo saranno necessarie per riportare nel medio periodo l’inflazione al target del 2% (obiettivo ancora ambizioso in quanto attualmente si attesta appena all’1,2%) e nelle prossime settimane il Consiglio Direttivo valuterà come adeguare gli strumenti a disposizione alla gravità dei rischi. Tra le opzioni, però, non rientra soltanto una ulteriore riduzione della forward guidance, strumento utilizzato negli ultimi mesi, ma anche ulteriori tagli dei tassi, nonché un potenziale riavvio del riacquisto dei titoli, ma con limiti meno stringenti rispetto al passato. 


Poi è stata la volta della Federal Reserve. In occasione del Fomc dello scorso 20 giugno, il presidente Powell ha aperto le porte ad un ribasso dei tassi sottolineando che l’incertezza intorno allo scenario di riferimento è aumentata ed alla luce di pressioni sull’inflazione, che restano estremamente contenute, la Fed è pronta ad agire per sostenere l’espansione economica. Le previsioni sull’evoluzione dei tassi ufficiali nei prossimi anni sono state riviste al ribasso (si veda il Grafico 1 relativo all’andamento dei tassi Fed e BCE) e per quanto la mediana sul 2019 non sia compatibile con un ribasso dei tassi, Powell ha precisato che membri che si sono espressi come favorevoli ai tassi fermi, sono inclini ad una riduzione. In particolare, la Fed ha dichiarato che l’attività economica non sta più crescendo ad un ritmo definito “solido”, ma soltanto “moderato” (il tasso di crescita dei consumi si è rafforzato, ma gli investimenti sono deboli) e soprattutto ha ribadito come l’inflazione sia appunto sotto il target e le aspettative di inflazione si siano deteriorate nel corso degli ultimi mesi. 



Al coro si è poi unito anche il presidente della Banca Centrale Giapponese (BoJ), Haruhiko Kuroda, che ha affermato di essere pronto ad adottare nuove misure accomodanti, qualora la crescita dovesse perdere slancio. L’impatto sui mercati è stato importante. Ne hanno beneficiato, in primis, gli attivi rischiosi che hanno recuperato le perdite di maggio, ma anche le obbligazioni governative. In particolare, dopo le parole di Draghi, i tassi governativi di 16 Paesi europei hanno registrato sulla scadenza a dieci anni, nuovi minimi storici. Il rendimento a scadenza delle obbligazioni in Euro corporate investment grade ha sfiorato i minimi toccati nell’estate del 2016 e lo stock di obbligazioni a rendimento negativo su scala globale ha raggiunto un nuovo record storico a 13mila miliardi di Dollari (si veda il Grafico 2). Si tratta di valutazioni estreme che riflettono aspettative molto ottimiste degli investitori sulle scelte delle Banche Centrali, basti pensare che il mercato dei futures sconta oltre tre tagli da parte della Fed entro la fine del 2019, ma sconta anche, con una probabilità superiore all’80%, un taglio, a settembre, da parte della BCE. 




Sul fronte del quadro macroeconomico, il flusso di dati continua ad offrire conferme della marcata frenata del settore manifatturiero globale ed a dare un contributo negativo è in primis il permanere di un contesto geopolitico ancora assai incerto. In linea generale consumi e servizi restano solidi, pur mostrando una tonicità minore rispetto al passato, ma i rischi aumentano man mano che si protrae la contrazione nel settore industriale. 


Tuttavia recentemente alcuni eventi hanno concorso a rasserenare il mood degli investitori. Nel corso del G20 di Osaka (28-29 giugno scorso) le trattative tra Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un fragile punto di equilibrio con il reciproco impegno a continuare le trattative commerciali e a bloccare temporaneamente un ulteriore aumento dei dazi. Un accordo definitivo potrebbe arrivare in autunno – tra ottobre e novembre - magari sganciando la tecnologia dagli altri temi commerciali. Inoltre, nei giorni scorsi, la Commissione Europea, dopo una lunga negoziazione, ha deciso di non avviare la procedura di infrazione per eccesso di debito nei confronti dell’Italia; al contempo è arrivata la nomina (che dovrà ora essere ratificata dal Consiglio Europeo) di Christine Lagarde, attualmente alla guida del Fondo Monetario Internazionale, a successore del Governatore Mario Draghi, a partire dal 31 ottobre, quando questi terminerà il suo mandato. Una scelta che è stata percepita dai mercati in continuità con la rotta espansiva di Draghi, dal momento che Lagarde sembra essere sulla stessa lunghezza d’onda. 


A giudicare dalla rilevanza delle decisioni assunte, le autorità monetarie sembrano temere un serio deterioramento dello scenario macro; i mercati azionari, al contrario, sembrano concentrati sui potenziali effetti positivi dell’immissione di ulteriore liquidità nel sistema economico. Ecco allora che, in un contesto di elevata incertezza e scarsa visibilità, in cui i mercati mostrano una spiccata sensibilità a sviluppi politici difficilmente prevedibili e il flusso di dati macroeconomici offre segnali contrastanti, manteniamo un orientamento prudente e l’approccio rimane tattico e selettivo.

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