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03.04.2019

Le Banche Centrali tornano protagoniste

Gli sviluppi dal contesto politico e soprattutto i toni più concilianti da parte di BCE e Fed spiegano la preferenza per le classi di investimento più rischiose. Si conferma da parte del team gestionale un approccio tattico e selettivo indirizzato alla ricerca di quei segmenti di mercato in grado di offrire ancora valore.

Cambio di rotta temporaneo o vero e proprio dietrofront​? In occasione delle ultime riunioni, l’atteggiamento (destinato a protrarsi nel tempo) da parte di Banca Centrale Europea e Federal Reserve si è dimostrato più accomodante ​del previsto e insieme all’attenuazione delle preoccupazioni sul fronte politico e geopolitico, ha contribuito a supportare un po’ tutte le classi di investimento. 

Prima, ad essere protagonista, in occasione del meeting del 7 marzo, è stata la Banca Centrale Europea, che ha adottato due importanti provvedimenti: l’estensione della Forward Guidance, con l’impegno a mantenere i tassi inalterati per almeno tutto il 2019, e l’introduzione di una nuova serie di operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine (Tltro III). Poi, il 20 marzo, anche la Fed ha sorpreso i mercati, in quanto il Consiglio, riconoscendo che crescita e inflazione sono in rallentamento, ha riferito che si aspetta di lasciare invariati i tassi nel 2019 e al contempo ha fissato il termine del processo di riduzione del bilancio a settembre di quest’anno (per i tassi di Fed e BCE si veda il Grafico 1). 

Per quanto riguarda, invece, il fronte delle tensioni commerciali, i mercati continuano a credere in un accordo, nel futuro prossimo, tra Cina e Stati Uniti, ma ancora manca una data per l’incontro decisivo fra il presidente americano Trump e il Presidente della repubblica cinese Xi Jinping: nel frattempo le negoziazioni proseguono serrate, soprattutto sulle delicate tematiche relative alla protezione della proprietà intellettuale. ​

Nel Regno Unito, il rinvio della Brexit oltre la scadenza del 29 marzo, se pur in un contesto in continua evoluzione, contribuisce a ridurre il rischio di un’uscita “non regolamentata” dalla UE, ovvero senza accordo.

In merito, poi, al quadro macro, l’incertezza è ancora considerevole, ma in prospettiva la situazione potrebbe migliorare: negli Stati Uniti, dopo un primo trimestre particolarmente debole (anche per via della consueta stagionalità negativa), è atteso un rimbalzo dell’attività economica e in Cina si osservano i primi effetti positivi delle politiche espansive promosse dalle autorità. 

In sintesi, gli sviluppi relativi al contesto politico e soprattutto l’atteggiamento più accomodante delle Banche Centrali spiegano la nostra preferenza per le classi di investimento più rischiose. Considerando, però, il recupero dei mercati a cui si è già assistito e in attesa di conferme dal fronte commerciale e di segnali più convincenti dai fondamentali macro e micro, si conferma un approccio tattico e selettivo, volto alla ricerca di quei segmenti di mercato in grado di offrire ancora valore.


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