La svolta accomodante delle Banche Centrali

Miriam Berizzi

Responsabile Investment Advisory

19.02.2019

La svolta accomodante delle Banche Centrali

L’instabilità dei mercati finanziari e il rallentamento della crescita provocati dall’aumento dell’incertezza geopolitica hanno spinto le Banche Centrali su scala globale ad assumere un atteggiamento più cauto.
​​L’adozione di un orientamento più conciliante da parte della Federal Reserve è senz’altro il fattore più importante c​he spiega il miglioramento del sentiment degli investitori da inizio anno.

Il meeting del 30 gennaio 2019 sarà ricordato a lungo: le pause nei cicli di rialzi dei tassi sono un evento raro (è la quinta volta in cinquant’anni) e un voltafaccia così clamoroso su tutti i punti chiave della stance di politica monetaria non avveniva da tempo. La Fed ha eliminato dal comunicato ufficiale il paragrafo in cui anticipava ulteriori rialzi dei tassi (sarà “paziente” nel valutare lo scenario e le misure più opportune sui tassi) e ha pubblicato un documento ah hoc che professa flessibilità nella gestione del bilancio (in passato, le comunicazioni su questo tema erano sempre state incluse nei verbali). La linea adottata è stata molto più morbida delle attese e le spiegazioni offerte dagli analisti sono molteplici: chi ritiene che il Governatore Powell abbia ceduto alle pressioni politiche di Trump, chi pensa che la Fed si aspetti un rallentamento della crescita molto più drastico di quello incorporato nelle sue stime, chi ipotizza un cambiamento della funzione di reazione (più focus sull’inflazione che sul mercato del lavoro e crescente sensibilità agli sviluppi registrati a livello delle condizioni finanziarie). 

La reattività della Fed è stata determinante per ripristinare la fiducia degli investitori ed evitare che le turbolenze dei mercati e l’inasprimento ​delle condizioni finanziarie che ne era derivato potessero ripercuotersi sull’economia reale. I benefici per le attività rischiose sono stati sostanziali, complici le valutazioni depresse raggiunte a cavallo d’anno. È significativo che quello del 30 gennaio sia stato il primo meeting della Fed a guida Powell a concludersi con un rialzo di borsa e che per trovare un apprezzamento più significativo occorra risalire al meeting del dicembre 2014, quando l’allora Presidente Yellen adottò toni ugualmente accomodanti inserendo nel comunicato ufficiale proprio un riferimento alla necessità di essere “pazienti”. 

L’ottimismo degli investitori è stato amplificato dal fatto che la Fed non è l’unica Banca Centrale ad aver scelto una linea più morbida. In Canada, Svezia, Regno Unito e Australia le autorità monetarie hanno tagliato le stime sulla crescita e offerto indicazioni più caute circa l’evoluzione dei tassi ufficiali. La BCE, stando alle indiscrezioni di stampa, sta valutando il lancio di una nuova operazione di rifinanziamento a lungo termine e la Bank of Japan ha dichiarato che ulteriori misure espansive potrebbero essere adottate se necessario, specie in caso di marcato apprezzamento dello yen. Anche fra i Paesi Emergenti si sta diffondendo la prudenza, con l’inatteso taglio dei tassi da parte della Banca Centrale indiana il 7 febbraio. Il linguaggio usato dalle diverse Banche Centrali è per molti aspetti simile: l’aumento dell’incertezza su scala globale ha depresso la fiducia di tutti gli attori del sistema economico, alimentando un rallentamento della crescita e un inasprimento delle condizioni finanziarie. 

L’adozione di un orientamento più conciliante ha già provocato un sensibile allentamento delle tensioni e la flessibilità che è stata professata riduce la probabilità che si materializzino gli scenari più negativi. Tuttavia, molti dei fattori di rischio che stanno offuscando lo scenario hanno natura squisitamente politica ed è necessario che si attenuino durevolmente perché le aspettative sulla crescita possano assestarsi e il sentiment degli investitori diventare più stabilmente costruttivo. 

Condizioni finanziarie globali



Fonte: elaborazione ANIMA su dati Bloomberg


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