I mercati di aprile 2024

Investment Advisory

Il trend di robusto apprezzamento dei mercati azionari che si è sviluppato da ottobre 2023 ha perso slancio nel mese di aprile: a pesare l’escalation dei rischi geopolitici e le conferme di vischiosità dell’inflazione americana, che hanno provocato una revisione delle aspettative sulla politica monetaria e affossato i mercati obbligazionari.



Aprile è stato un mese complesso per i mercati finanziari, a dispetto della stagionalità tradizionalmente favorevole: negli ultimi trent'anni, il quarto mese dell'anno è stato quello che ha offerto in media i ritorni più generosi sui mercati azionari. Al centro delle preoccupazioni degli investitori la persistenza delle pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti, con la terza sorpresa al rialzo consecutiva nel report sui prezzi al consumo, dati più forti del previsto nelle sottocomponenti delle indagini di fiducia delle imprese relative ai prezzi, e una lettura più alta delle attese sul costo del lavoro: l'indice Citigroup delle sorprese nei dati di inflazione ha raggiunto i livelli più alti da dicembre 2022. Ne è derivato un drastico ridimensionamento delle aspettative sui tagli che saranno effettuati dalla Fed, complici le dichiarazioni aggressive di diversi esponenti del Consiglio e l'esplicito riconoscimento da parte del Presidente Powell che il flusso di dati più recente non ha rafforzato la fiducia nella sostenibilità del processo disinflazionistico: la probabilità di un intervento a giugno è scesa nell'arco del mese dal 57% all'8%, e l'allentamento complessivo atteso entro fine anno è passato da 67 a 28 punti base. L'escalation delle tensioni geopolitiche e il temporaneo rialzo delle quotazioni del petrolio hanno amplificato volatilità e movimenti, e gran parte delle attività finanziarie ha chiuso il mese in perdita: l'indice azionario globale MSCI AC World ha perso terreno dopo cinque mesi consecutivi di rialzi, mentre l'indice delle obbligazioni governative globali ICE BofA Global Govt ha archiviato il maggior calo da settembre.

Più in dettaglio, i mercati azionari dei Paesi sviluppati hanno registrato la prima vera correzione dall'inizio del rally, a ottobre 2023, con i listini statunitensi nettamente più penalizzati rispetto a Europa e Giappone, e flessioni particolarmente profonde per le small cap; i paesi emergenti si sono mossi in controtendenza, con il traino della Cina: il gigante asiatico ha tratto vantaggio dai segnali pur parziali di stabilizzazione dell'attività economica e dalle misure a sostegno dei mercati approvate dalle autorità. Sul piano settoriale, gli investitori hanno premiato soprattutto i comparti difensivi (utilities e consumi di base) e l'energia, mentre la tecnologia e i consumi discrezionali sono stati colpiti da prese di profitto.



Fonte: elaborazione Anima su dati MSCI (indici Net Total Return); dati al 30/04/2024

I mercati obbligazionari hanno registrato performance negative. I rendimenti governativi sono saliti in misura più pronunciata sulle scadenze lunghe rispetto a quelle brevi, con il traino dei tassi reali, e le curve si sono irripidite su entrambe le sponde dell'Atlantico. I Treasury statunitensi hanno sottoperformato i titoli di Stato europei, sulla scorta del flusso di dati e notizie su quadro macro e politiche monetarie, con i BTP in evidenza positiva: lo spread BTP-Bund ha chiuso il mese in calo di 5bp, a quota 133 punti base. Perdite più contenute anche per le obbligazioni societarie, grazie alla minor esposizione al rischio tasso e a una pur limitata compressione dei premi al rischio.


Fonte: elaborazione Anima su dati ICE BofAML e JPMorgan; dati al 30/04/2024

I mercati valutari sono stati caratterizzati da un ulteriore indebolimento dello yen: il rapporto di cambio con il dollaro si è spinto oltre quota 160 per la prima volta dal 1990, per poi essere arginato dagli interventi (ufficialmente non confermati) del Ministero delle Finanze giapponese. Il dollaro si è apprezzato per il quarto mese consecutivo, grazie alla prospettiva di tassi americani più alti più a lungo.


Materie prime miste. Il petrolio, schizzato oltre gli 80$/barile durante la fase più acuta della crisi fra Iran e Israele, è stato oggetto di prese di beneficio una volta che le tensioni sono rientrate, mentre le quotazioni del gas naturale TTF sono salite a causa dei danni agli impianti di produzione di elettricità e stoccaggio del gas prodotti durante gli scontri fra Russia e Ucraina. I metalli industriali sono stati favoriti da calo delle scorte e problematiche dal lato dell'offerta, mentre l'oro ha ripetutamente aggiornato i massimi storici, sostenuto da rischi geopolitici e acquisti dai Paesi emergenti.


Fonte: elaborazione Anima su dati Banca d'italia; dati al 30/04/2024



Fonte: elaborazione Anima su dati CME; dati al 30/04/2024

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