Vaccino: conseguenze per l’economia lungo le due sponde dell’Atlantico
Il 9 novembre Pfizer e BioNTech hanno anticipato i risultati preliminari della Fase Tre di sperimentazione del vaccino contro il Covid-19. Il dato relativo all’efficacia, 90%, è di gran lunga superiore alle stime degli analisti, al livello che caratterizza i vaccini contro l’influenza stagionale (60-70%) e alla soglia fissata dalla Food and Drug Administration (l’agenzia americana che si occupa di regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) per l’approvazione dell’uso in emergenza (50%). La qualità dei risultati, l’utilizzo della stessa tecnologia (RNA-messaggero) da parte di altre case farmaceutiche impegnate nello sviluppo dei vaccini e le indicazioni offerte sui piani di produzione e distribuzione lasciano supporre che l’approvazione formale arriverà fra fine 2020 e inizio 2021 e che una quota importante della popolazione in Europa e Stati Uniti potrà essere vaccinata entro la fine del 2021.
Le implicazioni per lo scenario macroeconomico saranno importanti, ma non nel breve periodo: le nostre stime sulla dinamica della crescita nei primi due trimestri del 2021 sono pressoché invariate.
Alcuni analisti ritengono, infatti, che l'annuncio possa spingere l'Amministrazione americana o la Banca Centrale Europea ad adottare misure meno espansive, ma è una valutazione che non condividiamo. Quand'anche le ipotesi più ottimistiche su tempi e modalità di distribuzione dei vaccini dovessero materializzarsi, è improbabile che Stati Uniti ed Europa raggiungano l'immunità di gregge in meno di un anno, e certamente non nei prossimi sei mesi.
Fino ad allora, milioni di persone resteranno senza lavoro negli USA o rischieranno di perdere i sussidi governativi in Europa, mentre il rapido aumento dei contagi e i lockdown più o meno generalizzati freneranno ulteriormente l'attività economica. In questo contesto, forme di supporto pubblico in grado di compensare il calo delle entrate saranno indispensabili per prevenire un calo della domanda e traghettare l'economia verso la fase in cui i vaccini potranno dispiegare in modo più pervasivo i loro benefici.
Le nostre aspettative sugli appuntamenti cruciali in calendario nelle prossime settimane restano pertanto inalterate:
- l'Amministrazione americana dovrebbe approvare nel primo trimestre del 2021 un piano di stimoli per circa 1-1,5 trilioni di dollari (importo lievemente superiore a quello che i Repubblicani avevano dichiarato di supportare prima delle elezioni);
- la BCE potenzierà il Programma di Acquisti Pandemici a dicembre, aumentando la dotazione di 500 miliardi di euro ed estendendo l'orizzonte temporale di sei mesi. Le condizioni di accesso alle operazioni TLTRO-III diventeranno ancora più favorevoli, mentre eventuali interventi sui tassi ufficiali potrebbero essere valutati qualora un apprezzamento del cambio intensificasse le pressioni ribassiste sui prezzi.
In questo scenario, ci aspettiamo tassi di crescita trimestrali del 3,5% e 4% nei primi due trimestri del 2021 per gli USA, e dello 0,5% in entrambi i periodi per l'Area Euro.
Se si estende l'orizzonte temporale dell'analisi oltre il primo semestre del 2021, i benefici derivanti dalla messa a punto dei vaccini inizieranno ad emergere ed è ragionevole ipotizzare che l'attività economica recuperi i livelli pre-COVID 19 più rapidamente.
In particolare, il PIL reale statunitense dovrebbe continuare a crescere a un ritmo superiore al potenziale nel secondo semestre (rispettivamente 4% e 3% nel terzo e quarto trimestre), sostenuto dal recupero della produzione nel settore dei servizi, dal miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro e da un aumento della spesa per consumi, finanziato attingendo ai risparmi accumulati durante la crisi.
Anche l'economia europea dovrebbe accelerare nella seconda metà del 2021, ma la ripresa sarà meno dinamica rispetto agli Stati Uniti, che in termini relativi beneficeranno di: una risposta più blanda delle autorità alla seconda ondata pandemica; dei nuovi stimoli fiscali che saranno annunciati a inizio 2021; e di un aggiustamento molto più tempestivo della situazione sul mercato del lavoro (l'intervento dei Governi sta ritardando il processo in Area Euro, ma un ribilanciamento sarà inevitabile). Ci aspettiamo tassi di crescita inferiori al potenziale, rispettivamente pari a 1% e 1,5% nel terzo e quarto trimestre 2021.
Un'ipotesi di lavoro importante ai fini dell'elaborazione di queste stime è l'assenza di nuovi lockdown generalizzati negli Stati Uniti. Riteniamo che i rischi siano contenuti: i trend a livello di ospedalizzazioni mostrano grande dispersione nella situazione dei diversi Stati, con pochi segnali di allarme molto localizzati. Peraltro, la responsabilità dell'adozione di misure di contrasto alla diffusione del virus compete alle autorità locali: mentre la prima ondata vide duramente colpite le zone costiere, in questa fase l'emergenza sanitaria è più acuta nelle aree rurali, dove l'asticella per la reintroduzione di provvedimenti restrittivi sembra essere piuttosto alta.
A nostro avviso, dunque, il rapido aumento dei contagi dovrebbe limitarsi a provocare un ricorso più massiccio a misure di contenimento di modesta portata, con pochi, isolati episodi di lockdown.
Non pensiamo che il passaggio di testimone fra Trump e Biden aumenti sensibilmente i rischi di chiusure generalizzate: in campagna elettorale il leader democratico aveva dichiarato che avrebbe tenuto conto di eventuali raccomandazioni in tal senso effettuate dalla comunità scientifica, ma non riteneva che sarebbe sorta tale necessità. Il COVID è una delle quattro priorità fissate dall'Amministrazione Biden per la fase di transizione, ma le misure finora identificate come idonee ad affrontare la crisi attengono ai meccanismi di interazione fra autorità federali, agenzie ed enti locali, e avrebbero ripercussioni economiche contenute (fra le altre, miglioramento delle condizioni di accesso ai sistemi di testing, fornitura di dispositivi di protezione individuale, campagne vaccinali e obbligo di utilizzo delle mascherine).