Secondo la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il piano per la ripresa trasforma una sfida immane in opportunità: non solo aiuta l’economia a ripartire, ma investe nel futuro.
Il 27 maggio la Commissione Europea ha dettagliato la proposta per il quadro finanziario pluriennale relativo al periodo 2021-2027, che prevede un aumento del tetto di spesa a 1100 miliardi di euro, un limite di impegno per i paesi membri del 2% del PIL e l’erogazione di assistenza finanziaria mediante l’istituzione di un Recovery Fund. Lo strumento è stato ribattezzato “Next Generation EU”, perché nelle intenzioni della Commissione si tratta di un “nuovo patto generazionale”, finalizzato a riparare i danni economici e sociali prodotti dalla pandemia, ma anche a garantire un futuro migliore alle nuove generazioni.
Il fondo potrà contare su una potenza di fuoco di 750 miliardi di euro e sarà finanziato attraverso l’emissione di titoli obbligazionari da parte della Commissione Europea, con garanzia del bilancio comunitario e scadenze comprese fra tre e trent’anni.
Le risorse saranno assegnate ai diversi paesi sotto forma di sovvenzioni (500 miliardi di euro) e prestiti (250 miliardi di euro), in proporzione all’entità dei danni subiti dalla pandemia e con l’obiettivo di costruire un’Europa “più verde, digitale e resiliente”.
Le misure saranno articolare secondo tre pilastri:
1. supporto al rilancio della crescita attraverso l’istituzione della Recovery and Resilence Facility, con una dotazione di 560 miliardi di euro; è prevista una verifica della qualità della spesa e delle riforme adottate, attraverso la presentazione di National Recovery Plans che tengano conto delle raccomandazioni periodicamente inviate dall’UE;
2. incentivazione degli investimenti privati attraverso il Solvency Support Instrument e la Strategic Investment Facility, che con una dotazione di circa 50 miliardi di euro dovrebbero mobilitare risorse private per 450 miliardi (obiettivi prioritari saranno il sostegno alle aziende in difficoltà e una maggiore autonomia strategica dell’UE nel campo delle nuove tecnologie e delle catene di approvvigionamento);
3. rafforzamento dei sistemi sanitari e sostegno alla ricerca per la prevenzione di nuove epidemie (EU4 Health Programme).
Per quanto riguarda l’allocazione dei fondi fra i paesi membri, la Commissione Europea ha diffuso una simulazione non ufficiale, che servirà come riferimento per le trattative. L’Italia dovrebbe ricevere la quota più alta in termini assoluti (circa il 20% dei fondi, a fronte di una contribuzione al bilancio comunitario del 13,5% escludendo il Regno Unito), ma considerando l’importo al netto dei contributi versati e in rapporto al PIL del 2019, i maggiori beneficiari saranno Grecia, Portogallo, Spagna e i paesi dell’Europa dell’Est. Sul piano delle raccomandazioni, all’Italia potrebbero essere richiesti interventi per aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione e ridurre i tempi della giustizia, nonché riforme del sistema fiscale e del mercato del lavoro.
È importante tenere presente che la proposta formulata dalla Commissione Europea rappresenta solo una base di discussione: dovrà essere approvata dal Parlamento Europeo e da tutti i 27 paesi membri, alcuni dei quali necessitano di passaggi parlamentari. Le negoziazioni si svolgeranno all’Eurogruppo e al Consiglio Europeo di metà giugno, con l’obiettivo di un accordo politico entro luglio. Il dibattito ai annuncia acceso, considerando la disparità dei punti di vista: Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia (i cosiddetti Frugal Four) hanno avanzato una controproposta che prevede esclusivamente prestiti a due anni subordinati a misure di austerità e a un piano di riforme.
Il raggiungimento di un compromesso potrebbe richiedere tempi più lunghi e il ridimensionamento di alcune ambizioni.
Il fondo, che va ad aggiungersi alle iniziative approvate dalla UE il 23 aprile (con uno stanziamento complessivo di risorse pari a 1.290 miliardi di euro), rappresenta una prova di forza per un’Unione Europea a lungo accusata di immobilismo, di fronte alle enormi sfide poste dalla pandemia.
La proposta è lontana da una vera e propria mutualizzazione del debito, ma ne introduce una forma embrionale (attraverso le garanzie per l’emissione di debito) e rappresenta un passo importante in direzione di una maggiore integrazione fiscale (la Commissione potrà raccogliere risorse proprie tramite imposte).
È stata necessaria una crisi senza precedenti storici, ma ne uscirà un’Europa più forte e coesa.
Ripartizione delle risorse fra i paesi membri
Fonte: Elaborazione ANIMA su dati in miliardi di euro, tratti da fonti di stampa.