Tetto del debito USA, l'impasse inizia a pesare

Investment Advisory

17.05.2023

Tetto del debito USA, l'impasse inizia a pesare

Segnali di tensione sono emersi sul mercato dei titoli di Stato a breve termine e dei CDS. Un default degli Stati Uniti resta un rischio di coda, ma tempi e termini del compromesso che sarà raggiunto saranno importanti

Nel corso delle ultime settimane, l'attenzione degli investitori sul tema del tetto del debito statunitense (debtceiling) è andata crescendo, specie dopo che il segretario del Tesoro Janet Yellen ha indicato nei primi giorni di giugno il periodo in cui il Governo potrebbe esaurire le risorse necessarie per far fronte ai propri impegni.

Il problema non è certamente nuovo. Il limite all'indebitamento venne introdotto nel lontano 1917: i legislatori decisero di consentire al Governo federale di emettere debito senza attendere la preventiva autorizzazione del Congresso, per poter gestire con la necessaria flessibilità le spese della guerra; tuttavia, non volendo firmare un assegno in bianco, fissarono un limite massimo ai prestiti che potevano essere contratti, e introdussero l'obbligo di modificarlo mediante un intervento legislativo. Da allora, il tetto del debito è stato innalzato o sospeso temporaneamente decine di volte. In diverse occasioni, però, il processo non è stato lineare. Ogni progetto di legge, infatti, deve essere approvato sia dalla Camera che dal Senato, e promulgato dal Presidente, che dispone di un diritto di veto parziale; quando il Congresso è diviso, o esprime una maggioranza non allineata allo schieramento politico del Presidente, la probabilità che la questione sia strumentalizzata per perseguire interessi di parte aumenta, e l'iter di approvazione della legge può diventare molto complesso.


L'esempio più eclatante è quello del 2011
. Allora, il Presidente Barack Obama e il Congresso ingaggiarono un lungo braccio di ferro e gli uffici dell'amministrazione federale furono costretti a chiudere per giorni, perché il governo non poteva far fronte al pagamento di stipendi e sevizi; la prospettiva di un default divenne così concreta che l'agenzia di rating Standard & Poor's declassò il debito degli Stati Uniti da AAA a AA+, per la prima volta nella storia, provocando un'impennata della volatilità e un crollo delle borse. La crisi rientrò dopo il raggiungimento di un'intesa che prevedeva un imponente taglio della spesa pubblica, successivamente in gran parte stralciato.


La configurazione politica odierna presenta senza dubbio delle affinità
. Il Presidente Biden ha perso il controllo della Camera durante le elezioni di medio termine, e le posizioni dei partiti appaiono fortemente polarizzate: i democratici non intendono accettare condizioni per alzare il limite del debito e trattare sulle spese già approvate, mentre i repubblicani mantengono la richiesta di riduzione della spesa come prerequisito per qualsiasi negoziato.


Il tetto del debito, che ammonta a 31,4 trilioni di dollari, è stato raggiunto a gennaio
; al momento, il Governo federale sta facendo fronte alle spese correnti e agli oneri connessi al debito pubblico utilizzando le riserve di cassa e ricorrendo ad artifici contabili. Non ci sono certezze sulla data in corrispondenza della quale tali fondi saranno esauriti (la cosiddetta X-date): la stima della Yellen si affianca a quella meno puntuale del Bipartisan Policy Committee, che ha indicato un range di due mesi fra inizio giugno e inizio agosto, e gran parte degli analisti considera ugualmente probabili inizio giugno e fine luglio.


La curva di mercato monetario riflette tali aspettative: il rendimento dei Treasury Bills con scadenza a metà giugno ha superato il 5,5%, 70bp in più rispetto ai livelli di fine aprile, e quasi 150 in più rispetto ai Treasury Bills con scadenza a fine maggio. Segnali di stress emergono anche dal mercato dai CDS: il costo per assicurarsi da un default degli Stati Uniti nei prossimi cinque anni è schizzato ai massimi di sempre.



CDS 5 anni - Debito governativo USA



Fonte: Bloomberg


Le notizie delle ultime ore sono incoraggianti
. L'incontro del 16 maggio fra Biden e i leader del Congresso si è concluso senza progressi concreti, ma le procedure negoziali sono state snellite ed entrambe le parti hanno riconosciuto che il superamento della crisi richiederà un ammorbidimento delle reciproche posizioni. Il rischio che le trattative deraglino ovviamente esiste, vista la radicalizzazione dello scontro politico: la storia insegna che la volatilità tende ad aumentare in misura sostanziale con l'approssimarsi della X-date, e il protrarsi della fase di stallo innescherebbe un'ondata di avversione al rischio. Tuttavia, il costo anche politico di un mancato accordo sarebbe elevatissimo (la Yellen ha parlato di “catastrofe economica e finanziaria") e un compromesso dell'ultimo minuto resta la soluzione largamente più probabile. I termini dell'intesa saranno importanti: una sospensione solo temporanea del limite, finalizzata a guadagnare tempo per i negoziati, potrebbe procrastinare il clima di incertezza e pesare sulla crescita, e lo stesso impatto avrebbero tagli alla spesa importanti quali quelli suggeriti dai repubblicani.

 


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