I mercati di settembre 2023
Il mese di settembre è noto per essere uno dei più difficili per i mercati finanziari, e il 2023 non ha fatto eccezione: sia l'indice S&P 500 che lo Stoxx 600 hanno archiviato una perdita per il quarto anno consecutivo, mentre per l'Indice obbligazionario globale aggregato di Bloomberg la striscia negativa è arrivata addirittura a sette anni.
All'origine della debolezza il marcato aumento dei rendimenti governativi registrato negli Stati Uniti, guidato dai tassi reali e concentrato sulle scadenze lunghe: il Treasury decennale ha raggiunto i massimi dal 2007 (4.68%), per poi recuperare una decina di basis points nelle ultime sessioni di contrattazione. I titoli di Stato europei hanno mantenuto una correlazione elevata con i Treasury e subito anch'essi violente pressioni al rialzo: il Bund decennale ha chiuso il mese a 2.84% dopo aver sfiorato il 3%, massimo dal 2011. Il clima di risk-off e l'aumento del premio al rischio innescato dal deterioramento del quadro macro e di finanza pubblica hanno penalizzato i BTP: il rendimento dei titoli decennali si è avvicinato al 5% e lo spread si allargato di quasi 30 punti base, il massimo da aprile 2022. Le obbligazioni societarie hanno registrato un modesto restringimento degli spread che ha permesso di compensare, insieme con il carry elevato, l'impatto negativo dell'aumento dei tassi governativi; per il segmento HY in euro, la performance mensile è stata addirittura positiva.
Correzione profonda per i mercati azionari, con i listini a stelle e strisce che hanno messo a segno il passivo più profondo, penalizzati dal peso superiore di comparti long-duration come la tecnologia, più sensibili alla dinamica dei tassi. Regno Unito e Giappone hanno beneficiato di una composizione settoriale favorevole, chiudendo il mese in territorio positivo, mentre la Cina ha continuato ad essere penalizzata dal mix tossico di sfide cicliche e strutturali in atto.
I mercati valutari sono stati caratterizzati da un apprezzamento generalizzato del dollaro, sulla scia dell'approccio aggressivo della Fed e dell'allargamento del differenziale di tassi, mentre lo yen non ha beneficiato del clima di avversione al rischio a causa del mantenimento di una politica monetaria ultra-accomodante da parte della Bank of Japan.
Materie prime miste. Nel comparto energetico il petrolio ha proseguito la sua corsa, complici l'estensione dei tagli alla produzione da parte dell'OPEC+, le limitazioni all'export di diesel introdotte dalla Russia e i segnali di resilienza della crescita statunitense; le quotazioni del gas naturale TTF sono salite a causa degli scioperi in Australia e del blocco temporaneo di alcuni impianti in Norvegia per interventi di manutenzione. Deboli i metalli industriali, in particolare il rame, sulla scia di scorte elevate e delle incessanti evidenze di debolezza della domanda cinese. La forza del dollaro e l'impennata dei tassi reali, infine, hanno affossato l'oro.