I mercati di dicembre 2023

Investment Advisory

08.01.2024

I mercati di dicembre 2023

Le aspettative di un rapido allentamento della stretta monetaria, cementate dal meeting della Fed, hanno dato ulteriore slancio al trend di apprezzamento di gran parte delle attività finanziarie

Nel mese di dicembre le dinamiche registrate sui mercati finanziari sono stato molto costruttive: la svolta accomodante della Fed e il flusso di dati hanno rinsaldato negli investitori tanto la fiducia nella prospettiva di un allentamento delle pressioni inflazionistiche e della stretta monetaria, quanto la convinzione che l'economia statunitense andrà incontro a un soft landing.

In questo contesto, i titoli di Stato hanno registrato cospicui apprezzamenti. Nonostante i molteplici richiami di diversi esponenti di Fed e BCE a non anticipare un'inversione di marcia troppo tempestiva e aggressiva della politica monetaria, la crescente fiducia nel rapido avvio di un ciclo di tagli ha alimentato un calo dei rendimenti pronunciato, tanto sulle scadenze brevi (-43bp per il Treasury a due anni), quanto  su quelle a lungo termine: il rendimento del Treasury decennale statunitense ha archiviato una contrazione di 45 punti base, spingendosi sotto la soglia del 4% per la prima volta da agosto. Stessa sorte per i governativi europei, con guadagni ancora più robusti per i BTP: sulla scadenza decennale, il rendimento ha registrato nuovi minimi per l'anno in corso, mentre lo spread rispetto al Bund ha ritestato i minimi di giugno 2023, a quota 158bp. Le obbligazioni societarie hanno beneficiato sia del calo dei rendimenti governativi, sia di una contrazione degli spread creditizi, più marcata le fasce di rating inferiori. 




I listini azionari hanno tratto vantaggio dallo spiccato allentamento delle condizioni finanziarie e il recupero avviato a fine ottobre è proseguito: l'indice S&P 500 è tornato su livelli prossimi ai massimi storici, mentre Dax e MSCI World li hanno superati. A livello geografico, i Paesi sviluppati hanno offerto ritorni generalmente superiori rispetto a quelli emergenti, affossati dalla perdurante debolezza dei listini cinesi; in termini di stili e settori, value e ciclici sono risultati più premianti rispetto a difensivi e growth.




I mercati valutari sono stati caratterizzati da un indebolimento generalizzato del dollaro, giustificato dalle attese di tagli aggressivi dei tassi da parte della Fed; il rapporto di cambio contro euro si è spinto temporaneamente sopra 1.11, per poi scendere a 1.106 alla chiusura del periodo di riferimento. Lo yen si è rafforzato, a dispetto di una BoJ ancora accomodante, in virtù del restringimento del differenziale di tassi, mentre la sterlina è stata appesantita da una tornata di dati deboli.

 

Materie prime miste. Nel comparto energetico, il petrolio è stato penalizzato dalla fragilità dei fondamentali, nonostante le tensioni in Medioriente, mentre il gas naturale europeo è crollato a causa del livello elevato delle scorte e delle temperature generalmente miti. Le misure di stimolo al settore immobiliare cinese hanno offerto sostegno ai metalli industriali, in particolare al rame, mentre l'oro ha beneficiato della debolezza del dollaro e del calo dei tassi reali, raggiungendo nuovi massimi storici.





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