Christine Lagarde alla guida della BCE: cosa cambierà?

Investment Advisory

15.07.2019

Christine Lagarde alla guida della BCE: cosa cambierà?

Analisti, investitori e probabilmente anche i politici che l’hanno nominata si aspettano che l’attuale Direttore del Fondo Monetario Internazionale prosegua lungo il percorso tracciato da Mario Draghi.

​​​Dopo una fitta rete di consultazioni e lunghe trattative, il Consiglio Europeo ha scelto Christine Lagarde per sostituire Mario Draghi alla scadenza del suo mandato, il 31 ottobre 2019. 

La sua designazione non è una scelta convenzionale. Avvocato d’affari per formazione, vanta un passato politico importante: è stata Ministro dell’Economia in Francia dal 2007 al 2011, per poi assumere la carica di Direttore Operativo del Fondo Monetario Internazionale. 
La mancanza di esperienza specifica in termini di politica monetaria non dovrebbe essere un problema di per sé: la Lagarde ha già dimostrato di saper valorizzare le competenze dei consulenti di cui si circonda; tuttavia, è ragionevole ipotizzare che il Consiglio Direttivo della BCE diventerà più collegiale e crescerà l’importanza di alcuni ruoli tecnici, come quello del capo-economista Philip Lane (figura di alto standing e strenuo sostenitore delle politiche ultra-accomodanti). Questo dovrebbe garantire continuità rispetto alla linea scelta da Mario Draghi, tanto più considerando che i mercati si aspettano decisioni importanti prima della fine del suo mandato: a settembre partirà un nuovo ciclo di operazioni straordinarie di rifinanziamento mirate (TLTRO), sarà tagliato quasi certamente il tasso di deposito (con fattori mitiganti per tutelare la redditività delle banche) e potrebbe essere riattivato anche il Programma di Acquisto Titoli. In aggiunta, nell’arsenale di armi a disposizione della BCE, resta il bazooka delle Outright Monetary Transactions, il potente strumento introdotto ai tempi del “Whatever it Takes” e finora mai utilizzato. 

In questo contesto, Christine Lagarde potrà permettersi di impostare inizialmente il pilota automatico, ma con il tempo la sua impronta emergerà. Donna di grande carisma e personalità, nei lunghi anni trascorsi al Fondo Monetario ne ha rilanciato l’immagine, bilanciando sapientemente senso di leadership e lavoro di squadra. Sotto la sua direzione, è stata raddoppiata la potenza di fuoco dell’istituzione finanziaria, sono state modificate le quote capitale per aumentare il peso di Cina e India e il renminbi è stato incluso nel basket delle valute per i Diritti speciali di prelievo. I piani di supporto approvati sono stati oltre 50, con l’impegno di quasi 200 miliardi di dollari e l’intervento in situazioni molto delicate, inclusa la crisi greca; su questo fronte, vale la pena ricordare che la Lagarde appoggiò inizialmente le misure di austerità, ma ne ammise in seguito gli effetti perversi e controproducenti, definendole un errore. 

Il nuovo Presidente della BCE erediterà da Mario Draghi un’Eurozona nella quale il rallentamento economico si sta dimostrando più profondo e persistente del previsto; l’inflazione è ancora lontana dal target e una politica monetaria ultra-accomodante sembra sempre meno efficace, se non priva di risorse. Dovrà essere coraggiosa e creativa come il suo predecessore se sarà necessario adottare ulteriori misure non convenzionali, ma la sfida maggiore potrebbe essere un’altra: trovare una strada per collaborare con le altre Autorità Comunitarie e rilanciare un progetto politico europeo sempre meno rilevante, sulla scena internazionale e nella vita dei cittadini. Da questo punto di vista, l’esperienza sui temi di politica fiscale, l’abitudine a portare sui tavoli internazionali i temi della crescita e delle riforme strutturali e le indiscutibili capacità negoziali potrebbero fare la differenza.  




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