Crescita, ancora revisioni al ribasso

Investment Advisory

15.04.2019

Crescita, ancora revisioni al ribasso

Il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le stime sulla crescita del PIL reale globale al livello più basso dal 2009, quando la grande crisi finanziaria spinse il mondo in recessione.
​​​​Il report sullo stato di salute dell’economia globale pubblicato ogni tre mesi dal Fondo Monetario Internazionale (World Economic Outlook) ha sempre grande risonanza sulla stampa specializzata: è una delle analisi più complete e approfondite rilasciate da un istituto indipendente (193 i Paesi coperti) e le stime riportate vengono utilizzate da Governi e società private di tutto il mondo. 

I contenuti proposti nell’ultima versione del documento non sono stati molto rassicuranti. Il Fondo Monetario si aspetta un rallentamento diffuso, esteso al 70% dell’economia globale; il tasso di crescita del PIL reale, che ha toccato un picco al 3,8% nel 2017 per poi calare al 3,6% nel 2018, dovrebbe assestarsi al 3,3% nel 2019: un ritmo accettabile, ma è il più lento dal 2009 ed è stato oggetto di tre revisioni negative negli ultimi sei mesi. 

A pesare diversi fattori: l’escalation delle tensioni commerciali su scala globale, la stretta creditizia in Cina, l’inasprimento delle condizioni finanziarie innescato dalla normalizzazione delle politiche monetarie nei Paesi Avanzati e diversi episodi di forte stress in alcuni settori/economie importanti (crisi politico/finanziarie in Argentina, Turchia e Italia; crollo del settore automobilistico tedesco per l’introduzione della nuova normativa sulle emissioni inquinanti). 

La debolezza che ha contraddistinto la seconda parte del 2018 si sta estendendo al 2019: gli indici che monitorano l’andamento del flusso di dati segnalano un ritmo di deterioramento che non si registrava dai tempi della Grande Recessione; produzione industriale e investimenti, in particolare, restano deboli sia fra i Paesi avanzati che fra quelli Emergenti ed il commercio internazionale è ancora sotto pressione. 

Ma il Fondo Monetario si aspetta un miglioramento nella seconda parte dell’anno, complici la svolta accomodante delle politiche monetarie su scala globale, le misure di stimolo varate in Cina e la riduzione del rischio geopolitico
Questi sviluppi hanno già innescato un significativo allentamento delle condizioni finanziarie: il rendimento a scadenza degli indici obbligazionari globali ha raggiunto a fine marzo i livelli più bassi da fine 2017 e l’indice Morgan Stanley azionario globale in valuta locale ha recentemente registrato nuovi massimi storici. 

Alcuni segnali incoraggianti, tuttavia, stanno arrivando anche da variabili non finanziarie: l’indicatore composito globale di fiducia delle imprese (molto seguito da analisti e investitori perché anticipa l’andamento del PIL) è salito per due mesi consecutivi, per quanto la dispersione di sviluppi fra le diverse aree geografiche sia ragguardevole. Su questo fronte, il flusso di ​dati recente è stato particolarmente costruttivo in Cina (l’indice di sorpresa economica ha raggiunto i livelli più alti da maggio 2018), a testimonianza del fatto che le politiche economiche espansive implementate negli ultimi mesi stanno sortendo l’effetto sperato. 
Degna di nota, in particolare, l’accelerazione degli aggregati creditizi e il miglioramento del sentiment delle imprese operanti nel settore manifatturiero: l’indice PMI relativo al mese di marzo è tornato sopra quota 50 (soglia che separa, teoricamente, espansione e contrazione dell’attività economica), registrando il maggior incremento dal 2012. 

Rilevante l’impatto sui mercati. I riflettori della comunità fin​​anziaria, in​fatti, sono puntati proprio sulla Cina: il colosso asiatico è stato il principale responsabile dei “mini-cicli” che hanno contraddistinto l’economia globale dal 2014 e il suo ruolo diventerà sempre più importante. Lo testimoniano le previsioni del Fondo Monetario: dopo un’accelerazione nel 2020 (prevalentemente per il contributo dei Paesi Emergenti più in difficoltà quest’anno), la crescita globale dovrebbe stabilizzarsi intorno al 3,5% grazie al contributo di Cina e India (le economie avanzate continueranno a rallentare verso il potenziale). 

Tasso di crescita del PIL reale globale

Fonte: elaborazione ANIMA su dati Bloomberg.



 






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