Il tempo è denaro

Fabio Fois

Responsabile Investment Research & Advisory

31.03.2020

Il tempo è denaro

Premesso che l’intervento congiunto di maggiore effetto per sostenere mercati finanziari ed economia reale europea sarebbe l’introduzione degli euro bond, può comunque valere la pena riflettere anche su strumenti alternativi capaci di ottenere risultati simili evitando dannose perdite di tempo.

​​​​​​ Europa: si può (e si deve) fare di più 

Si discute molto in questi giorni di come aumentare la potenza fiscale europea per far fronte in modo veloce, efficace e condiviso alla crisi innescata dalla pandemia Covid-19. 

Che una risposta sovranazionale sia necessaria è evidente. Ad oggi, i singoli paesi del vecchio continente hanno messo in campo azioni fiscali per un ammontare pari al 3,5% del PIL; molto poco se paragonato a quanto fatto dagli Stati Uniti dove lo stimolo è stato invece del 13%. 
 
Sebbene sembrerebbe chiaro a tutti - quantomeno ad economia reale e mercati finanziari - che lo sforzo fiscale fin qui prodotto sia insufficiente, persistenti differenze ideologiche fra paesi fautori di un approccio pienamente solidale e quelli sostenitori di uno più individualista hanno solo generato abbondante frustrazione


Questa inconciliabilità si è cristallizzata ancora una volta in occasione dell’ultimo Consiglio Europeo.

 Serve praticità 

Premesso che l’intervento congiunto di maggiore effetto nel sostenere mercati finanziari ed economia reale sarebbe l’introduzione degli euro bond, può valere la pena riflettere anche su strumenti alternativi capaci di ottenere risultati simili senza esacerbare lo scontro ideologico. Un suo continuo protrarsi farebbe infatti una sola vittima certa: l’economia europea.
 
Concentrarsi su strumenti pronti all’uso e politicamente meno controversi (quantomeno da un punto di vista sostanziale) degli euro bond avrebbe due inequivocabili benefici:
 
1) Evitare che venga sprecato tempo prezioso. Al momento l’Europa non dispone dell’architettura istituzionale necessaria per l’emissione di debito congiunto e dotarsi di un sistema così complesso richiederebbe mesi, se non anni. Sfortunatamente, però, l’Europa ha al massimo un paio di trimestri per evitare che un’ampia fetta del settore privato incorra in una grave crisi di insolvenza e che la disoccupazione aumenti in maniera vertiginosa.
 
2) Efficientare le decisioni di spesa. Con gli euro bond, la scelta dei progetti fiscali da finanziare avverrebbe secondo un approccio principalmente top down. Purché non indirizzate a spese discrezionali, un approccio bottom up - quindi in capo ai singoli paesi nazionali - sarebbe molto più pragmatico e meno controverso.
 
Un’idea per il prossimo Consiglio Europeo

Per evitare che l’impasse sugli euro bond abbia severe ripercussioni su economia reale e mercati finanziari, i leader europei potrebbero potenziare le attuali linee di credito precauzionali, tramite le quali il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) può offrire assistenza finanziaria agli stati in difficoltà

Previa estensione della loro durata ben oltre gli attuali (cumulati) due anni, attivare linee di credito condizionate ad un graduale e poco oneroso programma di rientro potrebbe liberare fino a 410 miliardi di euro e portare lo stimolo fiscale dall’attuale 3,5% al 7% del PIL. 

Idealmente queste linee di credito dovrebbero essere richieste da tutti i paesi membri per evitare problemi di stigma e le spese necessarie per sostenerle dovrebbero essere finanziate da emissioni MES, successivamente acquistate dalla BCE tramite l’attivazione del programma OMT.
 
Rispetto all’emissione di euro bond, i vantaggi di questo schema sarebbero molteplici:
 
1) Assenza di condivisione del rischio, quantomeno non non più di quanto previsto dagli attuali programmi di acquisto di titoli pubblici operati dalla BCE; questo dovrebbe ridurre le preoccupazioni di quei paesi che temono azzardo morale da parte degli stati aventi tradizionalmente un approccio fiscale più rilassato;
 
2) I paesi europei rimarrebbero singolarmente obbligati nei confronti del MES ed indirettamente della BCE;
 
3) I governi nazionali avrebbero piena libertà di scelta su come usare i finanziamenti ricevuti, a patto che non lo facciano per spese discrezionali o per finanziare una minore imposizione fiscale - pena un peggioramento significativo delle condizioni di finanziamento; 
 
4) I tempi di approvazione e strutturazione di questo meccanismo sarebbero molto brevi.
 
 Conclusioni 

L’economia europea ha bisogno di più risorse per fronteggiare la crisi innescata dalla diffusione del Covid-19. Ma è urgente che queste vengano distribuite nel minore tempo possibile. 
Una soluzione potrebbe essere - anziché concentrarsi solo su soluzioni difficilmente percorribili nel breve termine - utilizzare in modo innovativo strumenti già esistenti come il MES. 

Glossario

BEI
La Banca europea per gli investimenti è l’istituto di credito della UE. Opera principalmente in quattro aree: innovazione, piccole imprese, clima e infrastrutture. Eroga prestiti a condizioni favorevoli ai settori pubblico e privato, coprendo fino al 50% del costo di un progetto. 
La BEI è anche il principale azionista del Fondo europeo per gli investimenti (FEI), che è specializzato nei finanziamenti a favore di piccole e medie imprese (PMI).

MES
Attivo dal 2012, il Meccanismo europeo di stabilità (o ESM in base all’acronimo inglese) è un’organizzazione intergovernativa che emette prestiti per fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell’Eurozona in difficoltà, in cambio di una serie di condizioni nelle politiche economiche.
È l’evoluzione dei FESF (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria) e MESF (Meccanismo Europeo di Stabilità Finanziaria).

Euro bond / Coronabond 
Si tratta di un meccanismo di emissione di debito congiunto tra tutti i 19 Stati membri dell’Eurozona. È​ un'opzione proposta da una parte dei membri dell’Unione Europa (tra cui l’Italia), ma a cui sono al momento contrari alcuni Paesi, tra cui Germania e Olanda.  







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