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12.10.2022

Avanti, con giudizio

È stato un settembre denso di notizie e di sfide per gli investitori: le prospettive di crescita continuano a deteriorarsi, e il picco dell’inflazione statunitense sembra in vista, il che potrebbe alimentare le speranze di un ammorbidimento dell’approccio della Fed. Dopo settimane di notizie negative, riteniamo che i livelli giustifichino una revisione a neutrale della view sull’azionario, mentre continuiamo a monitorare la dinamica dei tassi sui mercati obbligazionari



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Il 2022 dei mercati è stato, per ora, un anno di grandi ritorni: l'inflazione e il restringimento delle politiche monetarie, il deterioramento del ciclo economico e la guerra, sono tutte variabili con cui non eravamo abituati a fare i conti da tempo, e in alcuni casi da decenni. Mentre ci addentriamo nell'ultimo trimestre dell'anno, occorre muoversi con cautela; tuttavia, il fatto che i mercati abbiano già prezzato molte negatività e che gli indicatori di sentiment e di posizionamento abbiano raggiunto livelli estremi ci induce a riportare a neutrale il giudizio sull'azionario, mentre sul fronte dei bond continuiamo a monitorare i livelli interessanti dei rendimenti.


Crescita. Le prime proiezioni sulla crescita per il 2023 segnalano un rallentamento pronunciato: la crescita del PIL dovrebbe passare da 1,7% a 1% negli Stati Uniti, e da 3,1% a 0,1% in Area Euro; in Cina ci aspettiamo una modesta accelerazione dopo la frenata dovuta alla recrudescenza della pandemia.


Negli Stati Uniti lo stato di salute dell'economia resta discreto, ma le condizioni si stanno deteriorando e il rallentamento della domanda interna dovrebbe accentuarsi nel IV trimestre. Sul mercato del lavoro, l'alto numero di assunzioni e il calo delle richieste di sussidi di disoccupazione rappresentano elementi incoraggianti, ma la discesa delle ore lavorate e l'aumento degli annunci di licenziamenti, con il calo delle intenzioni di assunzione, segnalano una perdita di momentum.

 
In Area Euro i rischi al ribasso continuano a intensificarsi, complice la crisi energetica. Nel II trimestre la crescita ha tenuto grazie ai consumi privati, e in particolare alla spesa per servizi, ma la sensazione è che la spinta si stia esaurendo: nel III trimestre ci aspettiamo una fase di stagnazione dei consumi privati.


Inflazione. Restiamo convinti che l'inflazione complessiva stia segnando i massimi negli USA, mentre in Area Euro e in Cina (dove gli sviluppi restano benigni) il picco potrebbe arrivare fra IV trimestre 2022 e I trimestre 2023. Negli Stati Uniti, in particolare, l'Indice dei prezzi al consumo di agosto ha sorpreso drasticamente al rialzo a causa di forti pressioni su componenti come auto usate, abitazioni, abbigliamento e articoli per la casa e sanità ma restiamo convinti che nel medio termine il trend di decelerazione dell'inflazione si consoliderà.




In Area Euro, per contenere le pressioni sui prezzi dell'energia sarebbe necessario un price-cap, ma individuando fonti di finanziamento che non gravino eccessivamente sui conti pubblici dei Paesi membri.
In Cina, alle indicazioni costruttive per consumi privati e produzione industriale fanno da contraltare un calo delle esportazioni e il mancato recupero del settore immobiliare. Ciò detto, la recrudescenza della pandemia conferma le nostre attese di una ripresa piuttosto fiacca.


Banche centrali. Sul fronte delle politiche monetarie, la Fed ha proseguito anche a settembre il percorso di rialzo dei tassi di interesse, portati al 3,25%. Per i prossimi mesi ci aspettiamo che, dopo rialzi per altri 100-125 punti base entro fine anno, il ritmo degli aumenti cali e il picco della hawkishness venga raggiunto fra la fine del 2022 e l'inizio del 2023.


La BCE sembra focalizzata più sui dati di inflazione attuale che sulle prospettive future e sulle conseguenze del rallentamento dell'economia, e mantiene una linea aggressiva. Tuttavia, quando a dicembre la recessione entrerà nello scenario base dell'Eurotower, si esaurirà il tempo a disposizione per restringere ulteriormente la politica monetaria. In Cina, infine, a meno di un forte rallentamento della crescita, le autorità monetarie continueranno a supportare l'economia attraverso il potenziamento degli stimoli fiscali e interventi mirati a sostenere il flusso del credito.

 

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