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06.02.2019

2019: mercati “in pausa” in attesa che la nebbia si diradi

Le forti tensioni di fine 2018 hanno lasciato il passo ad un clima più sereno e costruttivo. Tuttavia, perché il recupero diventi duraturo, sarà essenziale una stabilizzazione delle aspettative degli investitori sui fattori di incertezza che ancora limitano la visibilità, primo fra tutti l’andamento della crescita economica.
​La calma dopo la tempesta di volatilità di fine anno? Presto per dirlo, in quanto sul tavolo per i prossimi mesi restano ancora diversi nodi da sciogliere. Nel frattempo, però, i mercati sembrano essersi presi una pausa di riflessione e all’orizzonte si intravede qualche ulteriore schiarita. Il rally che si auspicava, come di consueto, a fine 2018, è invece arrivato a inizio 2019, sia per un tema di posizionamento – in quanto la forte correzione della seconda metà di dicembre ha determinato un alleggerimento sugli asset rischiosi e un livello di pessimismo tale da rendere possibile il successivo rimbalzo – sia per la combinazione di alcuni fattori positivi

Primo fra tutti l’adozione di una retorica più conciliante,​ rispetto al meeting del 19 dicembre, da parte della Fe-deral Reserve. La banca centrale americana aveva già comunicato di essere diventata più flessibile circa i prossimi rialzi dei tassi di interesse e di conseguenza gli investitori si erano tranquillizzati rispetto al rischio che un eccessivo restringimento delle condizioni finanziarie potesse innescare una recessione negli Stati Uniti. La posizione è stata ulteriormente ribadita in occasione della riunione di apertura d’anno del 30 gennaio, quando la Federal Reserve ha lasciato i tassi invariati – tra 2,25% e 2,50% - e ha affermato che di fronte a segnali “contradditori” nell’evoluzione dello scenario macro, la parola d’ordine che d’ora in poi guiderà le decisioni sui tassi sarà proprio “pazienza”. Questo perché l’economia americana sta crescendo ad un tasso solido nel 2019, ma comunque in misura minore rispetto al 2018 e soprattutto stanno frenando anche l’economia europea e quella della Cina. Con ogni probabilità, dunque, ci sarà una pausa nel programma dei rialzi dei tassi. Anche la BCE, tra l’altro, in occasione della prima riunione del 24 gennaio, ha comunicato che, almeno fino all’estate, non cambierà rotta, confermando l’orientamento espansivo della politica monetaria. 

Fra gli altri fattori di supporto al sentiment degli investitori, gli sviluppi che stanno emergendo dalle trattative fra Stati Uniti e Cina in tema di dazi, che continueranno a rappresentare uno snodo fondamentale per l’andamento dei mercati azionari. A proposito, va detto che i primi incontri tra i principali esponenti delle due forze politiche sembrano aver prodotto importanti passi avanti dal punto di vista dei negoziati commerciali; mentre sembra ancora lontana la possibilità di raggiungere un accordo sul tema della proprietà intellettuale. Inoltre, a sostenere gli investitori è anche il crescente interventismo delle autorità cinesi in ambito economico per porre rimedio al rallentamento in atto. Infine, il sell-off di dicembre e le significative liquidazioni di attività rischiose hanno lasciato sul campo valutazioni depresse, che ai minimi del mercato incorporavano un premio al rischio recessione importante. Ecco allora che una normalizzazione del sentiment, a fronte anche di queste valutazioni, è stato un’ulteriore elemento che ha consentito ai mercati di entrare in questa fase un po’ più costruttiva e di stabilizzazione. 

Tuttavia, all’orizzonte, restano numerose questioni aperte anche in Europa. In Italia, archiviato il lungo e tormentato iter di approvazione della legge di bilancio resta da valutare la capacità del governo di rispettare i vincoli concordati con la UE in un contesto di deterioramento dei principali indicatori economici. Nel Regno Unito la bocciatura parlamentare dell’accordo raggiunto con l’Unione europea, unita alla riconferma della Premier May, lascia aperti tutti gli scenari inizialmente possibili. La situazione rimane particolarmente fluida, ma l’esito più probabile è che si assista ad un’estensione del periodo negoziale precedente l’uscita dalla Ue, durante il quale si potrebbe arrivare anche ad elezioni anticipate o ad un nuovo referendum. L’assenza di maggioranza in parla-mento rende difficile qualunque previsione e non si può escludere anche uno scenario di uscita senza accordo, se pur oggi meno probabile di qualche tempo fa. In Francia, infine, le proteste dei «gilet-gialli» nate per il rincaro delle tasse sul gasolio e poi estesi più in generale alle manovre economiche del governo francese, hanno spinto il Presidente Macron a rivedere il budget previsionale per il 2019: stando alle prime stime, le nuove misure introdotte porterebbero il rapporto deficit/PIL oltre il limite previsto del 3%. 
In questo contesto, trasversalmente alle diverse asset class, il team gestionale di ANIMA mantiene un approccio ancora estremamente tattico. Attualmente l’eccesso di pessimismo sui mercati è rientrato, ma determinante sarà l’evoluzione dei fondamentali. Pertanto, in prospettiva, affinché il recupero dei mercati sia duraturo sarà cruciale una stabilizzazione delle aspettative degli investitori sull’andamento della crescita.



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