Settore manifatturiero europeo sempre più in crisi

Investment Advisory

30.07.2019

Settore manifatturiero europeo sempre più in crisi

La fiducia delle imprese europee torna a peggiorare, interrompendo il trend positivo che durava da febbraio. Estrema la divergenza fra gli sviluppi nel comparto industriale e dei servizi.

​​Il flusso di dati economici relativi all’Area Euro pubblicato negli ultimi giorni è stato deludente e la prospettiva di un’accelerazione della crescita nel secondo semestre dell’anno appare sempre più remota. 

A destare le preoccupazioni maggiori è il settore manifatturiero, con le indagini congiunturali che fotografano una contrazione dell’attività economica sempre più significativa. L’indice PMI è crollato nella rilevazione flash del mese di luglio a 46,4, il livello più basso da dicembre 2012. La flessione è diffusa a tutte le componenti e lascia poche speranze per le dinamiche del prossimo futuro: le aziende hanno riportato il secondo maggior calo dei nuovi ordini dal 2012 e la valutazione sulle prospettive future non era così cauta da sette anni. Perno dell’indebolimento resta il commercio con l’estero, compreso quello all’interno dell’Eurozona: le commesse estere per le imprese operanti nel settore manifatturiero hanno registrato la variazione mensile più negativa dal 2011. A pesare sono il rallentamento della crescita globale e del commercio internazionale e la perdurante incertezza legata agli sviluppi geopolitici, con Brexit e il protezionismo americano in primo piano. Resta, peraltro, critica la situazione nel settore automobilistico, che incide sull’attività economica soprattutto in Germania e Italia.

La debolezza del comparto manifatturiero è bilanciata dalla forza relativa del settore dei servizi, che continua a registrare tassi di crescita robusti (per quanto in calo rispetto al mese di giugno). La fiducia delle imprese operanti in questo ambito è sostenuta da una domanda interna che si mantiene solida, complici condizioni finanziarie estremamente favorevoli, l’ottimo stato di salute del mercato del lavoro (il tasso di disoccupazione dell’Area Euro è pari a 7,5%, non lontano dai minimi storici di 7,3% segnati a inizio 2008), retribuzioni in aumento e politiche di bilancio lievemente espansive. 

Questo consente all’economia nel suo complesso di mantenersi su un sentiero di espansione: l’indice PMI composito relativo all’Area Euro si è attestato a 51,5, dato coerente con una variazione del PIL di poco inferiore all’1% su base annua. 
Si tratta, però, di un equilibrio fragile, difficilmente sostenibile: la divergenza fra industria e terziario ha raggiunto il livello più marcato da aprile 2009, quando l’economia globale stava attraversando la recessione più profonda dal Dopoguerra. In prospettiva, o la debolezza del settore manifatturiero inizierà a trasferirsi al comparto dei servizi, accelerando il rallentamento della crescita europea, o l’attività produttiva recupererà parte del terreno perso. 
Un campanello d’allarme è rappresentato dal fatto che, in risposta al deterioramento delle aspettative sul futuro e allo stallo degli ordini, le aziende hanno ridimensionato le assunzioni, che hanno registrato il minor aumento degli ultimi 34 mesi. 

Tuttavia, l’interventismo delle Banche Centrali e il riavvio delle trattative commerciali fra Stati Uniti e Cina sono elementi positivi, che contribuiscono a ridimensionare i rischi di ulteriore peggioramento dello scenario. 

Per certo, in un contesto di elevata incertezza e crescente focalizzazione delle autorità monetarie sul quadro macroeconomico, l’attenzione degli investitori al flusso di dati sulla crescita sarà sempre più spiccata.  

Indici di fiducia delle imprese in Area Euro – Markit Composite PMI


Fonte: elaborazione ANIMA su dati Bloombe​rg​


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