Elezioni europee, le implicazioni del voto

Investment Advisory

29.05.2019

Elezioni europee, le implicazioni del voto

La maggiore frammentazione e l’avanzata dei partiti euroscettici potrebbero rendere più lento e difficile il processo di rafforzamento dell’integrazione europea. Nel breve periodo, il focus è sulle conseguenze delle elezioni a livello nazionale.
Per una volta, i sondaggi sulle intenzioni di voto si sono rivelati affidabili. 
Come ampiamente atteso, infatti, per la prima volta nella storia popolari e socialdemocratici hanno perso la maggioranza assoluta e per governare dovranno coinvolgere i liberali di ALDE, resi più forti dall’affiliazione di Macron. Possibile, ma non necessaria, anche la collaborazione dei Verdi, che hanno raggiunto un ottimo risultato conquistando 69 seggi e diventando il quarto maggior Gruppo Parlamentare. 

L’avanzata dei partiti populisti sovranisti ovviamente c’è stata, a macchia di leopardo, ma non è stata così travolgente come si temeva alla vigilia del voto: hanno conquistato circa il 30% dei voti, meno di quanto alcuni sondaggi suggerissero (e senza la partecipazione del Regno Unito alle elezioni, la percentuale sarebbe stata inferiore).

L’affermazione delle forze euroscettiche, tuttavia, non è l’unica ragione per cui è lecito immaginare che il processo di integrazione europea procederà in modo ancora più lento e difficoltoso. La maggiore frammentazione del Parlamento, infatti, implica già di per sé un aumento della complessità: saranno necessari l’accordo e la disciplina di più partiti per assumere decisioni. In aggiunta, la perdita di consensi di diversi partiti di Governo su scala nazionale (in Francia e Germania in particolare) riduce il capitale politico che i leader possono spendere nella ricerca di compromessi sul tema controverso della riforma dell’assetto istituzionale comunitario. E, ultimo ma non per importanza, una maggiore integrazione dell’Unione non sembra essere nemmeno fra le aspirazioni dei cittadini europei: le parole chiave della campagna elettorale sono state immigrazione, cambiamento climatico e questioni sociali

Nel breve periodo, la tornata elettorale avrà implicazioni più rilevanti a livello nazionale che continentale: nel Regno Unito, il crollo dei Conservatori nei sondaggi ha contribuito a rendere improrogabili le dimissioni di Theresa May; in Grecia, Tsipras ha annunciato elezioni anticipate dopo la sconfitta del suo partito; in Germania, i Socialdemocratici potrebbero ridiscutere la loro partecipazione al Governo, mentre in Italia la redistribuzione dei consensi fra i partiti di Governo potrebbe intensificare le tensioni in seno alla Maggioranza. 

Nelle prossime settimane, i riflettori degli investitori si sposteranno sul processo che porta all’attribuzione delle nomine di Presidente della Commissione Europea (al posto di Juncker), Presidente del Consiglio Europeo (in sostituzione di Tusk) e, in un intreccio non facile da decifrare, Presidente della Banca Centrale Europea. La maggiore frammentazione del Parlamento, la necessità di bilanciare interessi politici e geografici diversi (non di rado confliggenti) e il focus sulle differenze di genere potrebbero rendere più complessa la scelta di queste figure e potenzialmente dilatare i tempi (teoricamente, le prime indicazioni dovrebbero arrivare al Consiglio Europeo del 20/21 giugno). 

Sarà un passaggio cruciale, per la rilevanza delle responsabilità attribuite a queste cariche e la portata delle sfide che l’Unione Europea si troverà a fronteggiare nei prossimi anni.


​Ripartizione dei seggi nel Parlamento Europeo

Fonte: elaborazione ANIMA su dati Commissione Europea (provvisori al 28/05/19)​


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