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06.08.2020

Mercati: l'importanza di essere settoriali

Per l’azionario sembra ormai prossima una fase di consolidamento, alla luce del probabile rallentamento della ripresa economica nel IV trimestre e del focus crescente sui rischi politici negli Stati Uniti. Ma le fasi di debolezza potrebbero offrire opportunità di acquisto. Sui portafogli il valore aggiunto arriverà dalla selezione di titoli e settori più che dall’asset allocation.

​​​​​Correzione in vista? L’aumento della volatilità e l’illiquidità che contraddistinguono storicamente i mesi estivi potrebbero offrire terreno fertile per una fase di consolidamento dei mercati. Del resto, nelle ultime settimane, il sentiment degli investitori si è mantenuto costruttivo in misura quasi sorprendente, considerando gli sviluppi negativi sul fronte della pandemia e l’escala-tion delle tensioni geopolitiche. 


In particolare, per quanto riguarda l’evoluzione dell’epidemia, il virus continua a colpire gli Stati Uniti, importanti paesi emergenti (India e Brasile) e alcune aree dell’Asia (Tokyo, Hong Kong e Melbourne hanno regi-strato contagi record). Anche in Europa, il riaccendersi di alcuni focolai (soprattutto in Belgio e Spagna, mentre in Italia e Francia la situazione rimane ancora sotto con-trollo), alimenta le preoccupazioni per una seconda ondata con l’avvento dell’autunno. Tuttavia, allo stato attuale, la sensibilità dei mercati al flusso di notizie negative sembra un po’ diminuita, con gli investitori più focalizzati sui progressi nel trattamento medico dell’infezione e nella messa a punto di un vaccino. In ogni caso, l’incertezza sull’evoluzione della pandemia nei prossimi mesi resta elevata, così come quella sulle sue implicazioni per le economie globali; basti pensare che, oltre oceano, il processo di riapertura è in fase di pausa/regressione nell’80% del territorio degli Stati Uniti. 


Sul fronte geopolitico si è registrata una  nuova escalation delle tensioni fra Stati Uniti e Cina, anche se le dichiarazioni di Trump sembrano più da ri-condurre ad azioni intimidatorie che non alla volontà di introdurre concretamente nuovi dazi: interventi sulle tariffe, in un momento già complicato per il virus, avrebbero sicuramente conseguenze negative sul contesto economico/finanziario e in una fase pre-elettorale non giocherebbero di certo a favore del consenso del Presidente in carica. Nulla però si può dare per scontato e come è già successo in passato,Trump potrebbe sorprendere spostando l’attenzione dalla politica interna a quella estera.
Con riferimento alle politiche monetarie, il 29-30 luglio si è tenuta l’ultima riunione del FOMC della Federal Re-serve (29-30 luglio) prima della pausa estiva, che non ha riservato grandi sorprese. Portato a termine il difficile compito di garantire stabilità, l’obiettivo prioritario della Banca Centrale è diventato quello di assicurare la giusta dose di supporto all’economia statunitense. La Fed rimane pronta ad utilizzare tutti gli strumenti, ma prima di intraprendere nuove misure espansive occorrerebbe maggior chiarezza sulla velocità di ripresa che, come ha sottolineato il Presidente Powell, dipende in primis dall’evoluzione del virus.

Per quanto riguarda il quadro macro a livello globale, nelle ultime settimane si sono moltiplicate le sorprese positive e la nostra aspettativa che la profonda contra-zione del II trimestre sarà seguita da un rimbalzo energico nel III sta trovando conferme (in particolare, l’indice Citigroup di sorpresa economica globale ha raggiunto i massimi storici). Al contempo, però, va sottolineato che la ripresa è stata finora sostenuta soprattutto dagli sviluppi sul lato dell’offerta (gli indici di fiducia delle imprese sono tornati ai livelli pre-crisi sia in Cina, che negli USA e in Area Euro), mentre il recupero sul fronte della domanda resta debole. 


Lo scenario base del team di Ricerca e Advisory di ANIMA, dunque, prevede un rallentamento de-la crescita nel IV trimestre, in primis per effetto dell’indebolimento degli stimoli che hanno suppor-tato l’economia nel III trimestre. Vale a dire, in Usa il cosiddetto “PPP”, Paycheck Protection Program, lette-ralmente “Programma di Protezione delle Buste Paga”, con il quale sono stati destinati 670 miliardi di dollari alle aziende che impiegano meno di 500 dipendenti o che operano nei settori del turismo e della ristorazione; cassa integrazione e garanzie governative sul credito bancario in Europa. Alcune evidenze stanno cominciando ad emergere, soprattutto negli USA dove la fiducia dei consumatori è calata e le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono aumentate per la prima volta da fine marzo. Senza contare che le pressioni inflazionistiche restano molto modeste, con il dato dell’inflazione core prossimo ai minimi storici; tema, questo, che va monitorato con attenzione perché ad alto impatto per le scelte future delle banche centrali.
La perdita di momentum della ripresa potrebbe indebolire l’appetito per il rischio degli investitori, a maggior ragione dopo che la gran parte dei catalyst positivi sembra essere esaurita, - il raggiungimento dell’accordo sul Recovery Fund da parte del Consiglio Europeo; l’estensione dei programmi di supporto della Fed; la creazione di un ampio consenso sul nuovo pacchetto di stimoli fiscali negli USA - e con il focus sui rischi legati alle elezioni americane in aumento.

In particolare, per quanto riguarda il Recovery Fund (ri-battezzato “Next Generation EU”), al termine di una lunga e intensa negoziazione, il Consiglio Europeo del 21 luglio ha raggiunto un accordo sulle misure eccezionali decise per sostenere la ripresa: ammonterà a 750 miliardi di dollari, di cui 390 in sovvenzioni e 360 in prestiti agli Stati membri.

Di qui, come anticipato, la possibilità che i mercati azionari possano attraversare una fase di consolidamento/correzione. La view si mantiene neutrale, nella convinzione che un approccio flessibile sia il più indicato in condizioni di elevata incertezza, ma il posizionamento è diventato più prudente. Fasi di debolezza sarebbero tuttavia interpretate come opportunità di acquisto: il giudizio sui mercati azionari resta infatti costruttivo nel medio termine, considerato il supporto derivante da politiche economiche ultra-espansive, la prospettiva di consolidamento della ripresa e i potenziali flussi derivanti da un riposizionamento strategico degli investitori istituzionali. ​












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