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08.11.2022

Verso un nuovo capitolo

Dopo mesi di rialzi dei tassi da parte delle Banche centrali per contrastare l’inflazione e di sorprendente tenuta della crescita, si intensificano i segnali di indebolimento dell’attività economica, mentre ci aspettiamo che l’inflazione, specie negli USA, sia prossima al picco. Il momento di transizione presenta alcune opportunità tattiche sui mercati azionari, pur in un contesto di deterioramento dei fondamentali, mentre sui bond restiamo neutrali e monitoriamo il flusso di dati

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Anche se forse non siamo in presenza dei famosi tre indizi che, secondo Agatha Christie, fanno una prova nella soluzione di un caso di cronaca, pare certo che nella lettura del libro dei mercati finanziari siamo arrivati al punto in cui si conclude un capitolo e ne inizia un altro, assai diverso. Se a livello macro il 2022 è stato finora contraddistinto dal ritorno dell'inflazione e da una sostanziale tenuta della crescita, nelle ultime settimane diversi indicatori sembrano suggerire che l'anno prossimo assisteremo ad un'inversione di tendenza: l'attività economica si indirizzerà verso la stagnazione, in parte già iniziata, mentre le pressioni sui prezzi dovrebbero allentarsi.


Sui mercati azionari permangono le preoccupazioni per l'indebolimento dei fondamentali macro e micro e l'aggressività delle Banche centrali, ma le condizioni tecniche sono diventate più favorevoli, come dimostra la reazione positiva delle borse al dato sull'inflazione statunitense, superiore alle attese, pubblicato a ottobre. Peraltro, è possibile che si materializzino alcuni catalyst positivi, come l'avvio di un dialogo diplomatico sulla questione ucraina, che potrebbero agevolare lo sviluppo di una fase più costruttiva, da sfruttare tatticamente e con selettività. La view sui bond resta, per il momento, neutrale.

 

Crescita. Le prospettive per la crescita globale continuano a indebolirsi nelle diverse aree geografiche

 

Negli USA le condizioni dell'economia restano discrete sia sul fronte dell'offerta sia dal lato della domanda, ma il futuro è meno roseo: il tasso di risparmio è sceso su livelli molto inferiori alla media pre-Covid, lo stock di risorse accantonate durante la pandemia è in forte contrazione e ci sono segnali di indebolimento anche sul mercato del lavoro. Un rallentamento dei consumi sembra inevitabile. Per il prossimo anno ci aspettiamo un'espansione del Pil debole e un calo della crescita annua dall'1,8% del 2022 allo 0,7% del 2023.

 

In Area Euro l'arrivo della recessione ormai non è più una notizia: ci aspettiamo un calo del PIL nel quarto trimestre, oltre che nell'intero 2023. La fiducia delle imprese, infatti, è scesa su livelli coerenti con una contrazione dell'attività economica, e gli indicatori di sentiment continuano a indebolirsi, affossati dal pessimismo dei consumatori.



 

Inflazione. Restiamo convinti che l'inflazione stia registrando i massimi negli USA, mentre il picco in Area Euro dovrebbe materializzarsi con qualche mese di ritardo. Secondo il nostro scenario base, il rallentamento delle pressioni inflazionistiche nel 2023 sarà molto più marcato negli Stati Uniti rispetto all'Area Euro, dove il fatto che i prezzi di gas ed elettricità rappresentano una componente di costo importante per molte aziende di servizi condiziona sensibilmente anche l'inflazione core (quella cioè che non tiene conto dei beni a forte volatilità come alimentari ed energia). In Area Euro, le prospettive dipenderanno dalle scelte di Bruxelles: se non si troverà un accordo efficace per imporre un tetto al prezzo del gas, l'inflazione core (gonfiata anche dall'indebolimento dell'euro e dall'accelerazione della spesa in servizi) resterà elevata a lungo.

 

Cina il perdurare dell'approccio di tolleranza zero contro il Covid pone una minaccia alla domanda solo parzialmente compensata dalla politica fiscale, mentre l'export soffrirà per il rallentamento dei Paesi sviluppati.

 

Banche centrali. Negli USA, gli ultimi dati su inflazione e occupazione hanno costretto la Fed a rinviare il momento in cui ammorbidirà il suo approccio. La portata del prossimo rialzo dipenderà dal flusso di dati, ma a nostro avviso nelle prossime settimane l'attenzione degli investitori si sposterà dal ritmo della stretta al livello del tasso terminale.

 

La Banca Centrale Europea, dopo aver rialzato i tassi di 75 punti base a ottobre, dovrebbe moderare il ritmo della stretta già a dicembre, quando la recessione verrà incorporata nello scenario base.

 

In Cina, la Banca centrale dovrebbe mantenere una linea leggermente accomodante nei prossimi mesi e tagliare il coefficiente di riserva obbligatoria di 25 punti base nel quarto trimestre, a meno che il rallentamento della crescita diventi più severo.

 

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